lunedì 6 novembre 2017

La ragazza nella nebbia – Donato Carrisi

non solo la ragazza sparisce nella nebbia, ma anche chi guarda il film può smarrirsi, la nebbia fa brutti scherzi.
ottimo esordio di Donato Carrisi, scrittore in prestito al cinema.
atmosfere notturne come nel film di Tornatore "Una pura formalità", lì si fronteggiano Depardieu e Polanski, nel film di Carrisi ci sono Toni Servillo e Jean Reno.
c'è tanta nebbia prima di arrivare alla verità, se esiste ed è la stessa agli occhi di chi guarda.
Toni Servillo è un poliziotto che usa metodi d'indagine poco ortodossi, Jean Reno sembra un tonto che ascolta come una trota, il professore sembra il colpevole, qualcosa di terribile è successo anche decenni prima, il Male è sempre al lavoro, cambiano le vittime (per forza), cambiano gli addetti del Male (per forza, il tempo non lascia scampo, bisogna rinnovarsi).
ci sono tanti indizi che il deus ex machina Carrisi sparge qua e là.
e poi c'è la TV.
non perderlo al cinema, La ragazza nelle nebbia è davvero un gran film, anche se non capisci tutto bene e subito, come è successo a quasi tutti (me compreso) - Ismaele



La Ragazza nella nebbia è, per me, il meglio thriller visto quest'anno, roba che tanta olivud ci deve invidiare. Torbido, denso, pieno di personaggi ambigui e scorretti, eccezionale nel gestire pochissimi personaggi principali (4-5) e riuscire in qualche modo a renderli tutti vittime o sospettabili.
E, cazzo, un film girato alla grande, con amore, dedizione e nessuna voglia di strafare. Lo dimostra la prima inquadratura, ferma, fotografata benissimo. Carrisi, e lo capivo già da Vespa, è un metodico, uno preciso, meticoloso (ma del resto i grandi giallisti o sono così o non son giallisti) e riporta questo suo modo di fare nella sua prima avventura cinematografica.
Si affida a un cast in cui spiccano il grandioso Servillo (che per me è sempre Messi) e un Alessio Boni che oserei definire straordinario, pazzesco…

elemento determinante per la riuscita de "La ragazza nella nebbia" è un'articolata sceneggiatura, ben calibrata nei colpi di scena e twist finali, dove la descrizione d'atmosfera e la rappresentazione della psicologia dei personaggi è più interessante dell'intrigo stesso, supportata da un montaggio alternato molto controllato con continui flashback e détour rivelatori che riscrivono le vicende viste sullo schermo da punti di vista diversi. Così, Vogel dopo un incidente notturno, si ritrova nello studio dello psichiatra Flores (Jean Reno) a raccontare l'indagine già svolta durante le feste natalizie appena trascorse. E il passaggio dal confronto presente dei due personaggi con il passato prossimo dell'investigazione creano una dinamicità emotiva e compongono delle pause di riflessione ai vari segmenti appena visti che pongono continui dubbi allo spettatore.
Se i sospetti di Vogel si appuntano quasi subito sul professor Loris Martini (Alessio Boni, che costruisce il personaggio luciferino con uno sguardo mobile ed enigmatico) e il confronto tra i due è prima a distanza e poi ravvicinato, quello che conta in effetti nel film sono le dinamiche della creazione dell'evento di cronaca e dell'utilizzo dei media…
…L'altro tema fondante de "La ragazza della nebbia" è di carattere etico, dove il Male, alligna nell'anima di insospettabili persone comuni, rappresentanti di categorie come il poliziotto, la giornalista, il professore, lo psichiatra che dovrebbero avere come alto scopo la giustizia, la verità, l'educazione e la salute, ma che alla fine invece tendono solo alla soddisfazione egotistica. Oltretutto spinti non da pulsioni emotive o di vendetta o di un mal riposto amore, ma per il denaro, il successo o il soddisfacimento di perversioni. E questo marasma morale, il continuo travisamento di certezze che sono solo apparenti, sono immerse in uno scenario nebbioso, freddo, innevato in cui il villaggio di montagna, dove esiste una sola strada per entrare e uscire da una valle chiusa, rende bene la società moderna finita in un cul de sac dove tutto può essere messo in discussione e rende travisata e immobile la visione della realtà. Anche quella di ciò che scorre sullo schermo fino all'ultima inquadratura.

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