sabato 8 luglio 2017

Il fondamentalista riluttante – Mira Nair

il giorno dopo aver letto (il gran bel libro) Il fondamentalista riluttante  guardo il film di Mira Nair.
è uno dei possibili film contenuti nel libro, magari non il migliore, ma lo firma lo scrittore Mohsin Hamid, lo prendiamo per buono.
la storia è fondamentalmente la stessa, ma contemporaneamente è anche un'altra.
cambia qualcosa, anzi molto, ti immaginavi certe cose, il film è solo un'interpretazione del libro, e non potrebbe essere diversamente.
e però, come capita con i libri che ti colpiscono, il film delude, è un'altra storia.
ma se non hai letto il libro (peccato!) il film non è male, medio, ecco, un thriller, una corsa contro il tempo, si guarda bene.
buona visione - Ismaele





Cinema mainstream, cinema che punta a larghe platee, dunque alieno da inflessibilità e rigori autoriali, anche abbastanza piacione per elevarsi a grande cinema. Però cinema che svolge egregiamente la sua mission. Storia così esemplare, quella del Fondamentalsta riluttante,  da somigliare strettamente a una parabola, anche se si svolge davanti ai nostri occhi senza pesantezze didascaliche…
Riesce a fare spettacolo, ad avvincerci, ad appassionarci alle peripezie del suo Changez diviso, a instillare qualche sano dubbio nelle nostre certezze. Se indulge un po’ al vecchio vizio terzomondista, ne fa un uso tutto sommato moderato e poco ideologico, e la storia di Changez ci viene mostrata attraverso i fatti, non fastidiosi proclami politici. Il fondamentalista riluttante (bellissimo titolo) ci mostra il dramma di un uomo che, nonostante il suo acume, l’intelligenza, lo status elevato acquisito in Occidente, non riesce a sottrarsi alla sua appartenenza identitaria e alle sua radici. Perché ci sono cose più forte di noi, contro cui anche il libero arbitrio – totem del pensiero d’Occidente – si frantuma e nulla può.

Più che nell'esplicito confronto/scontro/tentativo di comprendersi tra Changez e Bobby, la chiave di lettura del film sta nel sottoplot sentimentale. È proprio nel territorio apparentemente tutto da costruire del sentimento che si rivelano le crepe più insidiose destinate a far crollare un'integrazione possibile. Perché inizialmente il giovane pakistano deve compiere una sorta di mimesi nella relazione per cercare di far superare una difficile elaborazione del lutto. Si troverà amato, anche dopo l'11 settembre. Ma come diverso, quasi nonostante. Come se la colpa di alcuni si rovesciasse su tutti. Mira Nair non dimentica poi di sottolineare come l'eliminazione dal mondo del lavoro di migliaia di persone sia una forma di omicidio in guanti bianchi. Ce lo ricorda con una breve scena in cui il padre di Changez, uomo di lettere ma ben radicato nella realtà, gli fa notare come un sentimento di empatia possa nascere dal confronto diretto con la realtà. I licenziati invece sono solo numeri in una statistica. Così come un ostaggio eliminato brutalmente o un giovane ucciso accidentalmente possono essere immagini che il mondo potrà utilizzare per continuare ad alimentare l'odio oppure superficialmente dimenticare in fretta.

Molta carne al fuoco in un film che rimane coerente e lineare in tutta la sua durata. La Nair dimostra una grande sicurezza nel delineare il cambiamento di una nazione dopo l'attentato, e i fermenti che si svolgono oggi nell'altra, ma anche il dramma più intimo e personale di Changez. Ha la mano ferma nel gestire un racconto che passa attraverso 3 continenti, si mescola a tratti con la spy story nei giochi di ruolo e nella ricostruzione dei fatti, tanto da far ripensare a tratti a Tony Scott. Ma per un attimo non possono non venire in mente Tarantino quando vediamo un tv un B-movie pakistano, o Kurosawa quando un evento ci viene riproposto da più punti di vista…

…Dotato di una trama complessa, ma ben sviluppata, Il fondamentalista riluttante, tratto dal romanzo omonimo di Mohsin Hamid, è un tentativo di analisi abbastanza approfondito di due mondi, quello americano e quello islamico, caratterizzati dai loro pregiudizi e preconcetti. Il motore che avvia il terrorismo non è altro che quello che avvia il capitalismo americano; entrambi sono insediati da un fondamentalismo estremo, che sia quello religioso o quello economico poco importa perché entrambi mietono troppe vittime. Il protagonista Changez fa parte di questo processo, raggiungendo però la consapevolezza di volersene distaccare, insegnando ai più  giovani a non farsi accecare dall’odio e a vedere nel dialogo la luce di un sogno pakistano.
Tecnicamente ben diretto, Il fondamentalista riluttante è un buon prodotto artistico, nonostante l’11 settembre sia un tema già da molti utilizzato. Poco sviluppato però l’aspetto religioso che non può essere solo di contorno in un racconto come questo, in cui politica e religione vanno avanti di pari passo. Infine il team di attori ha dato una buona prova, in particolare il protagonista Riz Ahmed, perfetto nel suo ruolo, aiutato anche dal fatto di aver vissuto proprio sulla sua pelle una storia come quella rappresentata.


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