venerdì 17 marzo 2017

Il prezzo della gloria (La rançon de la gloire) - Xavier Beauvois

un film che non ti immagini, attori bravissimi e convincenti, mai sopra le righe, neanche Benoît Poelvoorde.
una storia di sfigati con l'anima un po' chapliniana, che tentano il colpo grosso, ma le cose non finiscono come nei film, o forse sì.
un film che merita, divertente con un retrogusto amaro, o viceversa.
buona visione - Ismaele





La scommessa di Beauvois è proprio quella di raccontare questa vicenda coi toni chapliniani di una favola moderna dove prevale il candore dei personaggi. Le loro azioni che sconfinano nell'illegalità hanno un nobile scopo e, pur sbagliando, non potranno che meritarsi un bel happy end come nei più grandi successi del regista inglese. La recitazione di Poelvoorde, molto fisica, inventa gag da cinema muto (come quella dell'antenna della televisione) e la regia di Beauvois esalta questa visone "chapliniana" con riprese quasi sempre fisse e frontali.
Il risultato è tutt'altro che scontato: un film che si fa volere bene proprio per questa semplicità lontana da qualsiasi intellettualismo. Il tutto è impreziosito da una serie di comprimari ben caratterizzati e in parte (come il personaggio di Peter Coyote) e da una colonna sonora trionfale e squillante che si diverte ad arrangiare le musiche de "Il monello" e "Luci della ribalta". 
Il finale con l'apparizione del circo (Chiara Mastroianni) è la conferma che la visione della vita gioiosa e spensierata di Eddy ha avuto la meglio.

Non so quanto Beauvois ci abbia pensato, ma quel che viene fuori è un film come ormai se ne vedono pochi. Intendo, un film sanamente e solidamente tradizionale, senza fanfaluche e fuffe avanguardistiche, con uso di campo e controcampo e qualche piccola carrellata solo quando serve, senza narcisismi autoriali, e niente uso smodato e incontinente della camera a mano. Una storia buona, e scritta come Dio comanda, una regia senza frilli che si mette al servizio della narrazione. Poi, gli attori. Perfettamenti scelti, benissimo diretti. Perché il cinema, come sapevano bene i tycoon della Golden Age di Hollywood, è fatto in primis di una buona storia e di buoni interpreti. La rançon de la gloire fila via dritto come un fuso per le sue due ore, c’è solo qualche incertezza da parte di Beauvois dopo che il colpo, chiamiamolo così, è stato eseguito, ma il film vien rimesso subito in pista con gran mestiere. Si vede che il regista ama quello che ci racconta, ama i suoi due protagonisti poveri e parecchio sprovveduti, ama quella loro marginalità che è anche, in qualche modo e pasolinianamente, innocenza, ama la loro goffaggine da povericristi alle prese con qualcosa di troppo grosso per loro. Fa del cinema nel cinema, mostra Chaplin e progressivamente conforma il suo film sul modello chapliniano, in un’operazione linguisticamente alquanto sofisticata, ma senza metterla giù dura,senza darlo troppo a vedere, senza atteggiarsi a Grande Autore…

…Ben sostenuto dai sempre bravi Poelvoorde e Zem, La rançon de la gloire presenta alcune gag davvero riuscite ma anche dei personaggi secondari buttati via o ridotti a macchietta. E se qualche risata la strappa senza fatica, di certo non riesce a suscitare alcuna riflessione. Ma forse è un film che non aveva realmente altre pretese se non intrattenere, forse ciò che dà l’impressione di poter essere non interessava davvero gli autori. E allora non si può dire che sia riuscito male, né che guardarlo sia tempo perso. Di certo, però, non ci si deve aspettare qualcosa di memorabile.

…Il film non ha particolari exploit, ma si dimostra molto equilibrato, sia nel delineare i due amici, che non potendosi concedere il lusso di avere finanziamenti dalle banche  (come desidererebbe Osman per curare la moglie a far studiare la figlia) e di potersi riscattare in modi semplici e onesti, decidono di fare il grande passo del rapimento con il maldestro riscatto, tralasciando le inevitabili conseguenze di arresto, gestite più dal maggiordomo della famiglia Chaplin, che non dagli investigatori svizzeri.
L’equilibrio riguarda anche il modo di proporre al pubblico un film del genere; è tra il lugubre e il cinico, tra la punta di ironia e la speranza di una nuova vita.
Questo film molto blando, da anche la possibilità di un riscatto; i giudici cercano di capire i veri motivi che hanno spinto i due a compiere tale gesto, quando la figura di Charlie Chaplin affascina ancora il pubblico, e provoca nostalgia.
In una pellicola, che contiene al suo interno lunghi silenzi (anche troppi, sembra che non sapevano come occupare il tempo per certi versi) a volte occupati dalla colonna sonora incalzante, si rivela una piacevole visione senza impegno, che vede protagonisti Benoît PoelvoordeRoschdy ZemSéli Gmach, Chiara Mastroianni, e Nadine Labaki.


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