mercoledì 8 febbraio 2017

Un día sin mexicanos (Un giorno senza messicani) - Sergio Arau


in questi tempi trumpiani qualcuno potrebbe proiettare questo piccolo grande film, inizia come un giallo fantascientifico, poi diventa cronaca possibile (come lo era La guerra dei mondi, di H.G Wells, interpretato da Orson Wellestrasmessa il 30 ottobre 1938).
sarebbe bello che si facesse un film così in Italia, magari trasmesso in tv in prima serata, e a scuola; intanto accontentiamoci di questo, del 2004, un film che fa pensare e diverte insieme, cosa volere di più?
i sottotitoli del film (completo) sono in spagnolo, buona visione - Ismaele




…Se avete un'ora e mezza da impiegare, date un'occhiata a Un giorno senza messicani, forse lo troverete sconclusionato, forse lo troverete folle e povero di mezzi, ma sono sicuro che se saprete apprezzarne le intenzioni allora non solo vi divertirete ma addirittura riuscirete a perdonargli limiti e difetti. In mezzo alle innumerevoli trovate affastellate dal regista si staglia un uomo, un barbone, un pazzo che borbotta in modo incomprensibile una frase: "loro (i messicani) erano gli unici che ancora credevano al sogno americano, gli unici che speravano di poter ancora cambiare la propria vita venendo a vivere in un posto migliore...." Fa riflettere.
da qui


…Immaginate un giorno che tutte le persone di un’etnia diversa dalla vostra o diversa dalle etnie "approvate" spariscano. Un giorno solo. Quelle persone di cui tutti si lamentano (sono ladri, vengono a prendersi il nostro lavoro), un giorno spariscono come misteriosamente inghiottiti da una nebbia che circonda l’Italia.
Solo che nel documentario la terra e’ la California, e l’etnia di cui tutti si lamentano (sono ladri, rubano, portano droga, violenza, e ci rubano il lavoro) e’ quella messicana. Il documentario, molto intelligentemente, fa notare che nella parola messicano sono racchiuse tutte le popolazioni di lingua spagnola. Un po’ come se hai gli occhi a mandorla sei cinese (e non coreano, giapponese eccetera).
Una strana nebbia circonda la California, isolandola da tutti i contatti con gli altri stati americani. E tutti i "messicani" quel giorno spariscono nel nulla. Spariscono quelli che sono li’ legalmente, e colo che sono li’ illegalmente. Non c’e’ differenza. Spariscono giornalisti famosi, attori famosi, ma anche persone che si guadagnano da vivere raccogliendo pomodori. Ovviamente quel giorno nessuno raccogliera’ pomodori, nessuno pulira’ le strade, nessuno lavera’ i piatti nei ristoranti. E i proprietari delle compagnie non si mettono a fare il lavoro che questi "messicani" sono venuti a rubare…
da qui


La peculiarità di Sergio Arau è dunque quella di affidarsi a una sola situazione drammatica, che è davvero basica, per parlare della questione degli immigrati negli Usa, dei pregiudizi comuni, in particolare sui messicani e sugli ispanici in California…
…Ce n’è abbastanza di carne al fuoco per il poliedrico Arau, finora attivo per alcuni videoclip, ma anche come musicista, pittore e cartoonist, oltre ad aver collaborato con Jodorowski, e nell’insieme la satira, seppur con lievi eccessi didascalici, risulta intelligente e moderatamente divertente, sia per l’argomento trattato, sia per il come, che per l’appunto sfrutta il surreale per analizzare meglio il quotidiano. L’unica cosa che è mancata a questo film, tra l’altro presente in molti festival, è stata una buona distribuzione in sala (in Italia). D’altronde, grazie alla 01, si può sì recuperare il dvd, ma con un ritardo di ben cinque anni dalla sua uscita, e senza l’abbinamento di contenuti extra, che non avrebbero guastato visto anche l’interessante tema trattato. Tema che è ancora attualissimo, specie per noi e di questi tempi; e sarebbe certo curioso pensare a “un giorno senza rumeni” immaginando un disperato Berlusconi che chiede a gran voce il loro ritorno, e insieme a lui le famiglie senza badanti, per non parlare poi dell’edilizia.
da qui


…Sergio Arau, figlio del più famoso Alfonso, colpisce al centro con questo divertente e intelligente film a tesi che si svolge in California ma potrebbe essere ambientato ovunque esista un’immigrazione rilevante.
Grazie a una nebbia carpenteriana che isola lo Stato Arau costruisce un film in cui la scomparsa dei messicani fa emergere tutte le contraddizioni di una società che ha ormai un bisogno ineludibile degli immigrati anche se poi, in alcune sue manifestazioni, li ritiene solo presenze dannose e parassitarie.
Lo stile adottato riporta alla memoria il caustico La seconda guerra civile americana, di Joe Dante, con una particolare attenzione alla ‘narrazione’ televisiva. Arau costruisce un saggio per immagini assolutamente godibile su come sia ormai il piccolo schermo a gestire l'immaginario collettivo indirizzandone l'attenzione e ri-costruendo gli accadimenti. Un gran numero di situazioni (così come le didascalie che vengono spesso sovrapposte alle immagini) spesso amaramente divertenti potrebbero essere trasferite, con le debite ma non sostanziali varianti, alle nostre
latitudini. Il pregiudizio non ha confini.
da qui

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