sabato 28 gennaio 2017

A prova d’errore (Fail Safe) – Sidney Lumet

il film è tutto giocato sulle parole, non succede niente, cioè non vediamo niente, come nella trasmissione radio del giovane Orson Welles del 30 ottobre 1938.
il potere delle parole è sufficiente per riuscire a catturarci, grandi attori, pochi ambienti, praticamente tutti al chiuso, dialoghi serrati ai quali è impossibile sfuggire.
gli automatismi impietosi della tecnologia di guerra e di annientamento non possono essere fermati dalla (buona) volontà dei presidenti, decine di milioni di morti stanno per essere sacrificati in cambio del niente.
dal 1964 sono passati tanti anni, ma non abbiamo imparato troppo.
come dice Salvatore Quasimodo, siamo ancora l'uomo della pietra e della fionda, però in modo tecnologico e irrevocabile.
piccolo film davvero potente, non perdetevelo - Ismaele




QUI il film completo, in inglese





 una pellicola imprescindibile per chiunque, ennesima prova del talento di uno dei registi più sottovalutati di sempre e capace di tenere col fiato sospeso per tutta la sua durata, in un crescendo di tensione che sfocia in uno dei finali più duri e angoscianti dell’intera storia del cinema, che fece prendere alla produzione la decisione di inserire nei titoli di coda una frase rassicurante a proposito dell’improbabilità degli eventi narrati.

A prova di errore è comunque un buon film, fortemente sentito dall'attore Henry Fonda che nel ruolo del presidente tratteggia, con abituale maestria, il ritratto sofferto di un uomo che vive il peso di dover decidere del futuro dell'umanità e della sua stessa famiglia. La regia di Lumet sottolinea il dramma inquadrando il presidente all'interno dello spazio claustrofobico di una disadorna "stanza dei bottoni" e preferendo al fattore spettacolare un racconto seccamente dialogato. 
da qui

Il 1964 è un anno da ricordare perché, oltre ad A prova di errore, uscì anche quella che potrebbe considerarsi una sua parodia per le similitudine narrative e di alcune scene, ma che non ha niente a che vedere col film di Lumet, ovvero Il Dottor Stranamore di Stanley Kubrick. Ciò è dovuto semplicemente al fatto che le due pellicole sono tratte dallo stesso racconto di Burdick; anzi, Kubrick cercò di fare uscire il suo per primo in modo da far intentare una causa per l’uscita di A prova di errore, fin troppo simile alla sua opera. Ma in fondo il senso delle due pellicole è opposto: se Kubrick dà la colpa della tragedia alla fallibilità umana, per Lumet le cause sono adducibili solo alle macchine e alla tecnologia.
Una delle caratteristiche di questa pellicola è lo scarso movimento della camera. Lumet, nelle sue inquadrature, mostra tutto il necessario alla comprensione della scena e non c’è alcun bisogno di muoverla, a patto che non fosse richiesta una ripresa dall’alto o dal basso. Ciononostante il ritmo è frenetico, i dialoghi sono paragonabili alle scene di sparatoria o a qualche inseguimento automobilistico tipici dei film d’azione e non è da tutti rendere così adrenaliniche delle parole. È anche per questa capacità (vedasi, a ulteriore riprova, La parola ai giurati) che Lumet è stato un maestro assoluto del grande cinema statunitense…

…Il film di Lumet ha un genesi piuttosto curiosa, nasce come opera indipendente a basso budget ma esce purtroppo nel momento sbagliato, nello stesso anno infatti Kubrick lavora a Dr. Strangelove (le somiglianze tematiche sono evidenti), lo stesso Kubrick appoggiato dalla Columbia fa causa a Lumet e alla produzione del film rivendicando la primogenitura del soggetto.
Legalmente non si arriva da nessuna parte visto che di fondo c’erano comunque due romanzi di autori diversi, ma alla fine per “risarcimento” la Columbia si prende il film di Lumet e lo fa uscire dopo quello di Kubrick, di fatto condannandolo ad una minore visibilità.
Le due pellicole comunque sono profondamente diverse nell’opproccio al tema, Lumet come è nel suo stile costruisce una scenario rigoroso e assolutamente credibile, la tensione è tangibile fin dall’onirico incipit (il sogno del matador) e l’obbiettivo è chiaramente quello della denuncia di un sistema ad alto rischio assolutamente fallibile, Kubrick gioca con la satira raggiungendo risultati grandiosi ed alla fine esalta la netta differenza tra un ottimo film (Fail Safe) e un capolavoro (Dr. Strangelove)….

Sidney Lumet che si dimostra ancora una volta come un regista di talento inarrivabile, tra i più bravi di tutti i tempi. Un film di tale potenza e limitata varietà di luoghi girato praticamente tutto in 4-5 interni diversi, con sporadiche riprese aeree che dovrebbero essere filmati di repertorio. Insomma un film fatto con poco. Ma da questo poco il regista riesce a tirar fuori una suspance nei dialoghi sempre più serrati (un paio di scene su tutte: quella del discorso su carcerati-bibliotecari di Matthau e quella del primo congresso in presenza del ministro della difesa sono da ANTOLOGIA del cinema assoluto), una tensione crescente fatta di primi piani di volti imperlati sempre più frequenti che prendono il posto delle prime scene quando la situazione è sotto controllo, dove invece si preferiscono i campi larghi e le panoramiche selle sale. Il finale poi è agghiacciante ed è destinati a tormentarvi per parecchie ore dopo la visione, ed è di incredibile coraggio fare un finale del genere, in America, in quegli anni, e probabilmente lo sarebbe ancora oggi. Da brividi.
C'è poco da fare: questo uomo è un genio e tirare fuori film di tale insopprimibile tensione con una manciata di attori e qualche location con riprese fisse: l'aveva fatto ne La parola ai giurati, lo farà ne quel pomeriggio di un giorno da cani, e lo fà in questo, e il risultato è incredibile, e questo film nel confronto col Dr. Stranamore stesso non ne esce per niente sconfitto, anche se preferire il film di Kubrick non è per nulla uno scandalo, ma parliamo di 2 gemme di film, sia ben chiaro.
Da vedere assolutamente.

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