sabato 6 agosto 2016

Tarnation - Jonathan Caouette

inizia come un documentario familiare di ricordi, poi vai avanti e scopri il dolore di crescere.
Jonathan diventa uomo, una specie di Boyhood (quello di Linklater) 15 anni prima.
film unico, Tarnation, da vedere e soffrire insieme a Jonathan.
cercatelo, merita davvero - Ismaele







...Sono tanti gli aspetti interessanti di un lavoro atipico e coraggioso come quello fatto da Caouette, su cui spicca innanzitutto la sua capacità nel descrivere la sua famiglia e nel descriversi, risultando spesso impietoso grazie ad una distanza cinematografica che sembra aver allontanato il Jonathan-protagonista con il Jonathan-regista. Il suo sguardo implacabile di (auto)giudizio non è la patetica confessione di un uomo, ma quasi uno studio antropologico sul destino dei figli alla luce delle azioni dei genitori. C’è voglia di ordine nel cinema (e nella vita) di Jonathan Caouette, un desiderio in cui è già ascritto il suo fallimento: lo scandire metodico e ordinato delle date e dei giorni, è solo l’inutile tentativo di riportare alla normalità una storia complessa e difficile. Non è un caso che, anche visivamente, la pellicola si ritrovi completamente in balìa di visioni, allucinazioni, ricordi che, al posto di sbiadire, diventano ancora più lucidi, doloranti e sanguinanti. Questa è la forma dei ricordi, un magma poetico e confusionario dove l’ordine e la logica non hanno potere. Lo capisce anche lo stesso Jonathan quando, in una delle sequenze finali della pellicola, cerca di spiegare il rapporto con sua madre. Scoppia in un pianto, diventa quasi isterico, dolorante di essere diventato conscio del fatto che certe cose, certi legami, non si possono spiegare. Forse perchè si spiegano da soli, attraverso ciò che hanno provocato e ciò che provocano. Forse perchè negli stessi, indistinti ricordi, è già scritto ed è già detto tutto.

...Mi è difficile esprimere un giudizio di valore artistico di fronte a una tale dose di sofferenza.
Ma se il dolore è l’anima dell’arte, allora dovremmo ammettere di esserci trovati di fronte, ieri sera, all’essenza di tale anima, dal momento che non abbiamo assistito ad altro se non dolore.
Non credo nemmeno che abbia senso narrare la trama, giacché la vita non si pone alcun problema di struttura narrativa.
Né tanto meno se lo pone, alla fine, Jonathan Caouette. Che forse utilizza la macchina da presa più nel disperato e sofferto tentativo di distrarsi da se e dal suo indicibile dolore, che per narrare.
Però il blob d’immagini arriva. Commuove. In sala ho perfino sentito ridere. Forse il bisogno, di qualcuno, di esorcizzare i fantasmi delle vite segnate dal male psichico.
Riflettere sul significato della sofferenza umana è, infondo, un argomento quanto mai attuale anche oggi, in un mondo così pieno degli orrori delle guerre da farci dimenticare che si soffre anche a due passi da noi, magari per problemi come quelli che Jonathan Caouette si è trovato, suo malgrado, ad affrontare.
...Un documentario strabiliante, per come sviluppa le sue complesse tematiche e per l’originale modo di rappresentazione scelto, una storia toccante, narrata in maniera anticonvenzionale attraverso suggestioni oniriche e psichedeliche che fanno di Tarnation una sorta di sconvolgente opera rock (ricchissima la colonna sonora) più emotivamente dilatata, riflessiva, estrema e dolorosa di quelle partorite nei Settanta e negli Ottanta. Uno sguardo lucido, spietato e disincantato che per una volta è restituito dall’interno: uno sguardo rivolto a se stesso, ai propri cari, al proprio mondo, ai propri mostri inconsci, ai propri sogni e a una contingenza cui non è possibile sfuggire se non attraverso una dissociazione da sé. L’altro da sé partorito da Jonathan, presente già dalla pre adolescenza, è un lato femminile che fuoriesce spontaneo e vorace: un desiderio di dichiararsi al mondo facendo uso dell’immagine. Del resto Tarnation evidenzia proprio questa voglia insopprimibile di svelarsi al mondo, di urlare la propria rabbia, di manifestare la propria natura, di mostrare la propria diversità, la propria vocazione artistica. Arte che mai come in questo caso è essenza, sostanza, catarsi, liberazione, espressività: di grande impatto emotivo sono le sequenze in cui Jonathan si mostra, undicenne, davanti alla video camera truccato da prostituta-casalinga disperata, raccontando con spaventosa disinvoltura la sua vita ingrata e gli abusi subiti quotidianamente...
...La forza di un’opera come Tarnation, come si accennava in apertura, è dovuta non soltanto alla storia e alla scelta di narrarla con modalità di docu-film, ma anche e forse soprattutto allo stile di regia, che sceglie colori sbiaditi, fotografia sgranata e intenzionalmente fuori fuoco, più suggestive sovrapposizioni di immagini e continue dissolvenze, incastrando i fotogrammi con un montaggio che accentua l’effetto straniante, diventando per larghi tratti soggetto e non supporto della narrazione. Soave e malinconico il bel tema musicale di Max Avery Lichtenstein. In semplici parole, Jonathan Cauette ha dimostrato di essere un vero autore, che con pochi mezzi e molta creatività ha partorito un piccolo capolavoro di genere: raramente un documentario riesce ad appassionare e coinvolgere come Tarnation, ponendosi come specchio per salutari momenti d'autocoscienza e di confronto con l'altro da sé, andando così a toccare le corde più intime dello spettatore.
da qui


...The method of the film is crucial to its success. "Tarnation" is famous for having been made for $218 on a Macintosh and edited with the free iMovie software that came with the computer. Of course hundreds of thousands were later spent to clear music rights, improve the soundtrack and make a theatrical print (which was invited to play at Cannes). Caouette's use of iMovie is virtuoso, with overlapping wipes, dissolves, saturation, split screens, multiple panes, graphics, and complex montages. There is a danger with such programs that filmmakers will use every bell and whistle just because it is available, but "Tarnation" uses its jagged style without abusing it.
Caouette's technique would be irrelevant if his film did not deliver so directly on an emotional level. We get an immediate, visceral sense of the unhappiness of Renee and young Jonathan. We see the beautiful young girl fade into a tortured adult. We see Jonathan not only raising himself, but essentially inventing himself. I asked him once if he had decided he didn't like the character life had assigned for him to play, and simply created a different character, and became that character. "I think that's about what happened," he said...

...Hay algo de tierra arrasada, algo incendiario en Tarnation. Y no parece casual que la víctima y el objeto del film –ambos, complementarios, siameses irreconcilliables-conduzcan al lenguaje. Porque enmascarado en lo autobiográfico, Caouette ha hecho de la normalidad del lenguaje un blanco fijo, al que le dispara una y otra vez, como si buscara más y más certidumbres de que está muerto. Ha incendiado los géneros: un documental donde vemos personajes que no cuentan nada y a los que vemos y conocemos todo el tiempo. Ha derribado la presunta premisa de que hacer cine tiene que ver con el buen hacer: la mayoría de los planos filmados por -o que muestran a- Caouette están quemados, desenfocados, reencuadrados, desprovistos de -o exagerados en- su sonido deficiente, al punto de que es difícil después de ver la película volver a la idea de “bien filmado” sin interrogarse si todavía es posible mantener esa noción, sin ser o concientes de la simplificación. Ha disecado el lugar de la autoría: casi nunca se hace explícito que es el propio director el que está detrás de cámara, aunque sea indudable que, como siempre, en el rango de las home-movies detrás de la cámara no puede haber otro que el director, lo cual solo se vuelve notorio en el epílogo, cuando ya casi no queda tiempo porque la película está por concluir, cuando entrevista brevemente a la madre Reneé Le Blanc y al abuelo Adolph Davis, ya incapacitados de organizar siquiera un puñado de frases lógicas o comprensibles.
Ya es tarde. No es el momento en que Tarnation termina, sino cuando comienza.

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