venerdì 19 agosto 2016

Fuga – Pablo Larrain

opera prima di Pablo Larrain (e già appare Alfredo Castro, in un ruolo importante e appare anche Gastón Pauls, il Juan, giovane truffatore apprendista e complice di Ricardo Darín, nel grandissimo Nueve reinas, di Fabián Bielinsky).
cinema ancora imperfetto, Pablo Larrain non ha mai sbagliato un colpo da allora.
musica e follia, qualcosa ricorda Lezioni di piano, anche.
spesso stroncato in Cile e Argentina, ma ingiustamente, secondo me.
il film di un regista da cucciolo, vedetelo, se siete musicisti, o almeno sapete le note, vi piacerà di più - Ismaele






Una buona idea, un'ottima tecnica realizzativa, ma scarso controllo sulla materia, poca tensione narrativa e interpretazioni non all'altezza (se si eccettua il grandioso Alfredo Castro nei panni del paziente gay dell'ospedale psichiatrico, in un'interpretazione che ricorda Al Pacino: non a caso diventerà l'attore feticcio di Larraín e sarà il protagonista dei suoi successivi film) per una pellicola comunque interessante e che lascia intravedere tutto il talento del regista. La follia di Eliseo è al centro di ogni cosa, con i traumi familiari alla sua origine (non solo la morte della sorella, ma anche il rapporto con il padre, un ministro più interessato alla propria carriera politica che a lui), a cui fa da contraltare il desiderio di fama e notorietà di Gastón. Da notare che lo stesso Pablo Larraín è figlio di un senatore di ultradestra, Hernán Larraín, il che può suggerire qualche connotazione autobiografica nel personaggio di Eliseo (anche perché, non in questa ma nelle pellicole successive, il regista si è posto decisamente in antitesi con la corrente politica paterna). Bello il finale sul mare, che rispecchia l'incipit dell'intera vicenda con Eliseo bambino nella piscina di casa Montalbán.

 aunque los actores hacen lo imposible por dar un carácter particular a personajes añejos, como lo consigue Alfredo Castro con la loca- “inspirada” en Lemebel- y los profesionales como Miguel Littin ensayan y mejoran su oficio, “La película más esperada del año”, como dice su slogan, nos deja esperando por cintas menos pretenciosas; simplemente historias que no pretendan engañar con apariencias de grandeza (el espectáculo es apropiado en la medida que exista algo detrás), ya que los espectadores nacionales están aprendiendo a valorar todos los recursos expresivos, por mínimos que éstos sean.
da qui

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