sabato 9 luglio 2016

Ecstasy of the angels - Kôji Wakamatsu

un quarto di secolo prima del capolavoro "United Red Army", Wakamatsu racconta di rivoluzionari giapponesi, le loro strategie, i loro conflitti, le loro follie.
cellule in contatto fra di loro, ma non sempre, sesso e rigore rivoluzionario, armi e attentati, obiettivi e strategie perdenti.
e però c'è una disperata testardaggine in quei rivoluzionari, con fughe verso l'anarchismo, difficile tenere insieme tutti.
musica ottima, e la voce straordinaria di Junko sono un grande valore aggiunto per il film.
Wakamatsu merita sempre, promesso - Ismaele





The film’s visual style is low-tech expressionism achieved with stark lighting, and static long takes with deep focus for interior scenes, mixed with exterior shots of moving hand held camera. The opening scene at the cabaret which introduces the four characters of the ultra-left paramilitary group the Four Seasons Association, establishes the film’s off-kilter tone. A woman sings on stage while at a table sits a disinterested group of three men and a woman. Wakamatsu cuts from CUs of the singer to high angle establishing shots of the bar, then to a medium shot of the table which is then punctuated by a slow dolly in to one of the seated men. All the signs, especially the repeated slow dolly in shots, suggest the portence of violence. We may even think we are in a Yakuza film, and half expect the quiet to be interrupted by a burst of violence. But nothing happens.
By contrast, in the earlier described setpiece a romantic liason between a couple is interrupted by a knock on the door which leads to an eruption of violence. The rash act of violence conditions the audience to expect the unexpected, and at two other points in the film there is a door knock which causes us unease. The film ends with an interesting montage of the remaining militants turned flat-out anarchists planting bombs all across Tokyo in a last ditch political act of desparation before they are all wiped out by their enemies. The final credit scene runs over a hand held long take following October from behind as he makes his way through a crowded Tokyo street…

dice Wakamatsu
Ecstasy of the Angels, (1972, Tenshi no Kukutsu) racconta le tensioni esistenziali all’interno di una cellula di sinistra impegnata a sabotare le operazioni di rifornimento militare dal Giappone vero il fronte vietnamita. Quando decido di affrontare un tema politico per il grande schermo, lo faccio con la stessa tensione emotiva che cerco di mettere nelle scene di amplesso…

La vorticosa sequenza finale di Ecstasy of the Angels insegue sulle note jazz del Yosuke Yamashita Trio la traiettoria cittadina di un terrorista con una soggettiva nervosa. A volte sembra che la tua macchina da presa non riesca a posare un sguardo stabile sugli scenari urbani.
Certo le città possono essere anche osservate da luoghi statici come la panchina di un parco oppure la sedia di un caffè. In realtà in paesaggi urbani sono sempre spazi transitori: gli spazi all’aperto acquistano una forma definita soltanto quando sono concretamente attraversati con le proprie gambe Non importa che il personaggio della scena a cui ti riferisci stia preparando un attentato. Potrebbe essere anche un bambino che cerca i propri genitori tra la folla, oppure di un impiegato in ritardo a lavoro. Il movimento precario della macchina da presa serve soltanto a simulare la visione concreta di un passante in movimento che taglia la città con il proprio sguardo…

Un gruppo di attivisti anarchici, in nome della lotta personale, entra in conflitto con gli alti gradi del loro movimento anti-istituzionale incominciando una guerra personale contro tutto e tutti.
La cellula è composta da quattro membri (il gruppo di “Ottobre”), ridotta di numero a causa di uno scontro a fuoco, con la perdita della vista del loro capo.
Qualcosa è cambiato nel movimento principale: la moderazione come prima cosa, disciplina e staticità…
ma la cellula in questione non cederà e continuerà la propia lotta personale coi propri mezzi pressoché nulli…




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