lunedì 25 gennaio 2016

Desde allà (Ti guardo) - Lorenzo Vigas

vincitore del Leone d'Oro all'ultimo festival del cinema di Venezia, abbastanza a sorpresa, essendo anche un'opera prima.
tratto da un racconto di Guillermo Arriaga (scrittore e sceneggiatore dei primi film di Iñarritu) è una storia glaciale, ambientata nella stessa Caracas di Pelo Malo.
è un film misterioso, nel senso che molto resta sconosciuto allo spettatore.
Alfredo Castro è il protagonista del film, gli piacciono i ragazzi, meglio da lontano.
con Elder il rapporto si complica, diventa un rapporto di odio/amore, e la figura del Padre è il protagonista assente del film.
non è un film per tutti, si potrebbe dire, lento, freddo, più sguardi che parole, e per giunta solo in una ventina si sale, e addirittura vietato ai minori di 14 anni, ma tutti quelli che lo vedranno difficilmente si pentiranno di averlo visto - Ismaele






…Armando sa, per formazione socioculturale, che avrà sempre il coltello dalla parte del manico in un Venezuela diviso in caste destinate a non interagire, se non in termini di violenza e sopraffazione. In quella struttura gerarchica non può esistere una terza possibilità di comunicare, né con i corpi né con le parole, cui spesso Vigas sostituisce genialmente i suoni d'ambiente - il trapano che sembra implorare pietà con il suo gemito stridulo e insistente, il fruscio del denaro che sancisce l'accettazione fuori campo di uno scambio mercificatore. 
Niente di tutto questo è "normale" ma è tutto quotidiano, e dimenticare i propri peccati, come singoli e come nazione, sembra la regola non scritta, eppure da tutti ben compresa. Tutti meno Elder, antieroe pasoliniano tracimante rabbia e tenerezza, commovente nello sfoggiare la maglia numero 10 degli attaccanti e dei fantasisti del pallone, e invece confinato a un'officina e a una baraccopoli di Caracas. In un Paese di cattivi padri ai figli, e ai figli dei loro figli, non resta spazio per trovare la propria umanità, o la propria identità maschile. Ed è proibito colmare le distanze che fanno comodo a pochi: ma sono i pochi che contano.

Desde allá è un notevole ritratto psicologico di “un uomo che non riesce a stabilire relazioni emotive con gli altri”, come rileva lo stesso regista nella nota di produzione. Ma è anche il prodotto di una società, di due società, che, davvero, non riescono a parlarsi. Figurarsi a trovare un’osmosi.

 Signori, questo è un film grandissimo, altro che i bellocchismi applauditi come capolavori a questo festival. Concede poco, anzi niente al medio sentire, contraddice, nega e perfino distrugge un bel po’ di certezze ideologicamente consolidate. Ma il cinema (anche) questo dev’essere, deve aprire nuovi varchi nelle percezioni nostre, e di tutti. Se no che si viene a fare ai festival? Certo, il dubbio che una storia così non possa esistere in natura – intendo, nella realtà – e che si configuri come la proiezione schermica di una fantasia gay, è piuttosto forte. E però quante volte abbiamo visto storie inverosimili diventare vere? Quel che importa è che una narrazione abbia una sua coerenza interna, non che rifletta il mondo, e qui la coerenza c’è. Alfredo Castro è immenso nella sua recitazione atona e assente, e invece intimamente pulsante, che ha imparato a mettere a punto nei film di Pablo Larrain, da Tony Manero a Post-mortem al recente, e non ancora arrivato in Italia, El Club. Io spero che Desde Allá si prenda un premio importante, se lo merita, e lo aiuterebbe a superare le polemiche che di sicuro si tirerà addosso. Nei credits nomi di peso del cinema latinoamericano: il messicano Guillermo Arriaga, lo sceneggiatore di Babel e 21 grammi, che con Lorenzo Vigas ha collaborato allo script, ed è un avallo che conta. E un altro nome illustre benché ancora giovane. Quel Michel Franco, pure lui messicano, che allo scorso Cannes ha sconcertato molti con il suo Chronic, portandosi comunque a casa il premio per la migliore sceneggiatura, e che qui figura come coproduttore.
Updating: coproduce anche Edgar Ramirez, l’attore venezuelano diventato famoso con il film tv Carlos di Olivier Assayas.

Desde allá es una película desgarradora, dura y que nos muestra la parte más árida de la vida, los duelos internos que los personajes esconden bajo la piel, tras una capa de exagerada virilidad en un caso, o de semblante imperturbable y rechazo del contacto físico en el otro. Elder, como parte de una tribu callejera de delincuentes se enfrenta a la radical homofobia que se respira en las calles o en el ámbito familiar, mientras que Armando envuelve el dolor de su pasado bajo esa capa de onanismo e impasibilidad, sin dar rienda suelta a los pálpitos de sus emociones. Dos actuaciones altamente naturalistas al servicio de una ópera prima que sugiere más que muestra, que engorda sus habilidades comunicativas con el paso del minutero y que refleja una dimensión emocional entre dos hombres poco o nada explorada en el historial cinematográfico reciente…

Ti guardo è un puro e semplice melò che non diventa strumento di riflessione ad ampio raggio, e che non vale molto nemmeno come “oggetto di genere”, tradendo spesso una sorta di malafede stilistica (dopo tanto “realismo”, Vigas non si nega il piacere di una leccatissima sequenza sugli scogli). Il film si adagia piuttosto in uno scontato determinismo sociale (squallide condizioni di vita = squallidi rapporti umani), che non sempre trova una vera giustificazione nella vicenda narrata. E sul fronte del melodramma astratto, Vigas si affida a conclusioni psicologiche rozze e meccaniche, anche decisamente superate dalla storia (l’equazione omosessualità-problema con la figura paterna è irricevibile). In tal senso, l’avvio interessante e le prove sostanzialmente buone dei due protagonisti si disperdono in uno svolgimento debole e prevedibile, che si affida alle sequenze “forti” soltanto per far sobbalzare i benpensanti ed evidenziando così una falsa coscienza di fondo (se pensi di creare scandalo astrattamente intorno a un rapporto completo omosessuale, il primo benpensante sei tu)…

2 commenti:

  1. Pensa che ho letto di Arriaga solo dopo averne scritto. Che strano, conoscendo gli altri Arriaga sembra tutto così diverso..
    E non solo nelle costruzioni temporali ma anche in un'asciugatura dei sentimenti e dei dolori che nei film di Inarritu non c'era proprio...

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    1. io l'ho letto nei titoli di coda, qualche anno fa avevo letto questo suo libro(http://www.libraccio.it/libro/9788881128983/arriaga-guillermo/dolce-odore-di-morte.html), Desde allà è proprio una sorpresa, una storia minima rispetto alle sue storie

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