sabato 12 settembre 2015

La bottega dei suicidi – Patrice Leconte

tratto da un romanzo di Jean Teulé (qui).
Patrice Leconte si butta nell'animazione, con un film simpatico, con lo stile di Sylvain Chomet.
non resterà nella storia del cinema, ma non dispiace- Ismaele







Cantare la morte per esaltare la vita. Costruire un film incorniciando una storia dentro un posto che si chiama "La bottega dei suicidi" in cui si fanno affari d'oro all'insegna del "trapassati o rimborsati" perché "si muore solo una volta quindi perché non renderlo indimenticabile?". Ma farlo solo per arrivare a trasformare quella bottega di morte in una creperie in cui tutto è celebrazione di vita. Tutto grido di gioia. Tutto perché il grande Patrice Leconte non ha dubbi: "Musica + amore + crepes  e la vita può essere meravigliosa". Però il tutto è stato vietato nientemeno che ai minori di 18 anni . Solo in Italia: "Ho saputo solo ieri sera di questo divieto e sono rimasto di stucco. Io ho una nipotina di 8 anni e, facendo il film, ho pensato continuamente a lei, perché volevo farlo anche per lei. Quando è finito l'ho fatto vedere a lei e a dei suoi compagni che si sono ovviamente identificati con l'Alan del film, perché come lui trovano troppo seri gli adulti, come lui credono che la vita è bella, perché questo è il messaggio del film: che la vita è meravigliosa. Mai pensato di fare un film per suggerire alla gente di suicidarsi e ritengo assurdo che qualcuno possa, anche solo per scherzo, credere il fil possa indurre qualcuno al suicido". E, invece, c'è chi pensa di vietarlo in nome di presunti pericoli di emulazione, "perché il tema del suicido è trattato con estrema leggerezza... per di più la struttura del cartone animato potrebbe essere più pericolosa per i più giovani...". Incredibile ma vero…

una black comedy, che per definizione dovrebbe avvolgere la sala nel malessere e suscitare il riso come un esorcismo, lascia il posto ad un elogio nemmeno troppo giustificato (narrativamente, s'intende) della bellezza di vivere e di fare le bolle di sapone. I teschi che in Burton sarebbero diventati simboli di un diritto all'individualità e di uno scomodo essere "contro", finiscono per dar forma alle dolcissime crêpes dei Touvache e volume ai loro affari, mentre le tristi canzonette monocordi che non danno tregua al film cambiano di soggetto ma restano tristi allo stesso modo. 
Modificando il finale rispetto al romanzo firmato da Jean Teulé, Leconte rivendica infine apertamente la volontà di cambiare radicalmente disegno alla favola dolceamara di partenza, ma sono troppe le lacune di sceneggiatura perché non ci si senta un po' truffati. Tuttavia, a meno di non trapassare, nessuno si aspetti di venir rimborsato.

…La bottega dei suicidi è un film delizioso, particolare, poetico, macabro, cinico ed ironico, un film adatto a tutti, ma non per tutti, che difficilmente potrà essere apprezzato dal grosso pubblico, soprattutto dopo il divieto ai minori di diciotto anni che inspiegabilmente la commissione di censura ha deciso di assegnargli, per il timore che a qualcuno, soprattutto in tenera età, potesse venir voglia di togliersi la vita.

Commerciale, aussi, cette idée saugrenue d’enlever au roman de Jean Teulé tout ce qu’il avait de politiquement incorrect pour aplanir les reliefs — visuels tout autant que moraux— et faire en sorte que « ça passe bien ». En dépit d’un sujet qui s’y prêtait pourtant énormément, Leconte a fait le choix de ne pas déranger le spectateur ; mieux vaut le brosser dans le sens du poil. Mais à douze ans passés, on s’ennuie ferme. Quant au dénouement de l’histoire… Trop optimiste pour être cohérent, pas suffisamment brutal pour faire opérer le second degré, il laisse pantois…

…L’animation est correcte, sans plus. On regrettera une certaine lenteur et une certaine répétitivité mais l’ensemble reste digeste et drôle, notamment dans certaines scènes politiquement incorrectes, comme faire fumer son fils pour s’en débarrasser plus vite, etc… De même, le visuel rétro de l’ensemble est cohérent avec des personnages aux looks caricaturaux.
Bref, ce Magasin des Suicides est une bonne surprise : film étonnant pour un réalisateur comme Patrice Leconte, le rendu Burtonien de l’ensemble est pertinent et les chansons ne sont pas très dérangeantes car bourrées de jeux de mots improbables. Il est donc préférable d’aller au cinéma voir ce long-métrage que de faire le grand saut!

…Sinceramente la pellicola per il sottoscritto è stata una grande delusione. L’atmosfera “gotica” usata dal regista e dal suo staff conferisce all’opera fin dall’inizio un “vuoto” contenutistico, producendo una involuzione narrativa dovuta al continuo privilegiare concetti filosofici propri della vita (come il bene e il male) incastonati (però) in situazioni stereotipate, a scapito proprio dell’approfondimento psicologico dei personaggi.
Pur essendo l’idea di partenza sicuramente accattivante, il film Leconte però, a causa di scelte discutibili (intermezzi canori francamente stucchevoli, a tratti quasi irritanti; la fin troppo prevedibile distinzione tra grigiore quotidiano e calore/colore dell’amore) restituisce un prodottofin troppo semplice per il genere cui appartiene (ad esempio il Tim Burton di Nightmare Before Christmas) non tanto a livello iconografico (la scelta dello stile “disegnato” è anche apprezzabile), quanto a livello narrativo.

Un film d'animazione sostanzialmente incomprensibile. Non è per bambini, non vedo come possano divertirsi, non è per adulti, troppo infantile, ha una tecnica d'animazione brutta e vecchia e un doppiaggio italiano orrendo, che ti fa odiare, istantaneamente, il bambino felice, che segherei in due dopo dieci secondi. Prova a rimandare a Tim Burton, ma neppure il peggior Burton riesce a mettere insieme una schifezza simile. E' insulso, inutile, ha qualche battutina felice, ma dopo un'ora fa venire voglia di suicidarsi. Appunto, forse lo scopo è quello. Ma siccome ho resistito 59 minuti, mi sono salvato. E poi è anche francese, con tutti i difetti del caso. Brutto.


2 commenti:

  1. Lo iniziai a vedere un annetto fa, preso dal soggetto davvero molto bello.
    Dopo mezz'ora mi aveva preso poco, poi dovetti interrompere e non ci sono più tornato.
    Prima o poi devo finirlo.
    Certo Chomet è su altri livelli ;)

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