domenica 16 agosto 2015

Dzien swira (La giornata di uno svitato) - Marek Koterski

qualcuno come Adas lo hai conosciuto, almeno per certe cose, a magari certe volte lo vedi allo specchio, per questo ti trovi un po' a casa, in un film così.
una giornata della vita di Adas, ripetizioni, fissazioni, contrarietà, decisioni e indecisioni, mamma, figlio, donne, lavoro, tutto lo tiene legato, impotente, come un Gulliver nelle mani dei lillipuziani.
solo nel sogno Adas trova la libertà di scegliere, ma la vita non è sogno, nonostante Pedro Calderón de La Barca.
guardatevi allo specchio, cercate questo film - Ismaele




Marek Koterski (Cracovia 1942) appartiene a quella generazione di cineasti che si sono formati alla Accademia di arte Cinematografica, Televisiva e Teatrale di Łódź, la stessa da cui uscirono Kieślowski e Polański – per limitarmi a un paio i più conosciuti dal pubblico internazionale…

Dzień świra [La giornata di uno svitato] è il resoconto di una “giornata” che la macchina da presa trascorre insieme ad Adaś Miauczyński, da quando egli apre gli occhi la mattina fino al momento di coricarsi. Le virgolette che ho impiegato si giustificano per il fatto che il regista forza il concetto di tempo all’interno della narrazione: è logicamente impossibile che tutto quello che vediamo sullo schermo accada in una sola giornata: il protagonista si sveglia, va a scuola a fare lezione, ritira lo stipendio, pranza dalla madre, va da un paio di psicanalisti, litiga con la ex moglie per poi passare del tempo con il figlio; fa la spesa, assiste a una surreale manifestazione politica, rientra a casa, dove prima legge il giornale e poi tenta di fare un pisolino pomeridiano… Non ci riesce e lo ritroviamo sul lettino di una specialista di agopuntura, poi su quello di un dentista e infine in uno studio medico a farsi controllare la prostata. Non basta: andrà anche da un fisioterapista per poi ritornare a casa e ritentare di fare un pisolino pomeridiano. Infine si decide a prendere un treno verso il mare della costa baltica, nella speranza di trovare finalmente un luogo in cui poter riposare (è ossessiva – lungo tutto il film – la rivendicazione da parte di Adaś di un luogo e di un tempo da poter dedicare al riposo). È soltanto dopo questo ultimo fallimento che sopraggiungono – mi si permetta una citazione da De Andrè – “la sera ed il buio”; solo alla fine del film dunque. Perché questo espediente narrativo? Credo che tale scelta stilistica abbia almeno due chiavi di lettura: la prima è quella che dice l’ossessiva, snervante ripetitività delle giornate del protagonista: “togliere” dal film la presenza della notte equivale a dare un senso tormentoso (e surreale) di “continuità” al narrato; la seconda è che la notte e il riposo tanto agognato che questa porta con sé restano un letterale oggetto del desiderio; desiderio perennemente frustrato. Va inoltre detto che il protagonista, nei suoi monologhi, rimpiange spessissimo Ela – il suo primo amore – convinto com’è che se solo la ritrovasse, tutto potrebbe “ricominciare da zero”, che tutte le possibilità che ha perduto nella propria vita (da quelle affettive a quelle accademiche a cui ha rinunciato) potrebbero ripresentarglisi…

…If The Day of the Wacko were played out as a drama, it'd be depressing and morbid, but no less intriguing. That Koterski manages to make a story so negative outright hilarious is a testimony to the talent he has both with the pen, and behind the camera. Not for many years have we seen a film so heartfelt, political, dramatic and gutbustingly funny. the Poles have a real knack for dark humor, but it takes a writer/director of exceptional talent to tie that into a film of meaning.
That in itself would be enough to recommend the film, but the performance of Marek Kondrat in the lead role is brave, polished and perfect. This entire film hinges as much on his talent as on the director's flair, and both parties prove themselves to be consummate professionals as well as artists. A wrong step anywhere along the course of this film by either of the two could have seen the entire affair go an entire different way, but there isn't a bad note hit in the entire 95 minutes.
A stunning surprise and certainly among the best films of the Vancouver Festival to date, The Day of the Wacko is a film that deserves a wide release stateside. Whether it gets one, of course, is up to those with traditionally far less taste than this very happy, constantly laughing audience.

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