venerdì 19 settembre 2014

Le quattro volte - Michelangelo Frammartino

non tutti i dvd sono indispensabili, questo sì, lo metti e sei in un altro mondo, meglio, in questo, ma con occhi diversi, è il mondo minoritario che si estingue, non il mondo delle città.
mi viene in mente Werner Herzog, come se fosse un film sugli indios del Sudamerica, o Ernesto De Martino, il racconto di un mondo minoritario e resistente, destinato alla scomparsa, etnologia e antropologia al cinema.
ed è un mondo che, se non conosciamo più, abbiamo conosciuto, ma "le magnifiche sorti e progressive" lo condannano, salvo poi piangerlo e rimpiangerlo, come succede con i morti.
questo è un film speciale, con una fotografia straordinaria, un film pieno di morte e di vita, e di bellezza e dolore.
le parole non servono, e in tutto il mondo tutti lo possono vedere, nessuno può dirsi estraneo, tutti siamo coinvolti.
vogliatevi bene, cercate "Le quattro volte" - Ismaele








...La storia de Le quattro volte non è dunque tanto quella di un personaggio che piuttosto di un luogo, metafora del mondo. Da questa trama delicata e improbabile, Frammartino tesse un’opera dalla bellezza ammaliante. Che se non voleva veramente mettere in scena, né utilizzare effetti visivi, rimane innegabile che questo cineasta possiede questo sguardo da fotografo che riesce a captare una luce ogni volta particolare, ad attendere il momento ideale per ottenere naturalmente un fotogramma ricco di senso, trovando l’angolo adatto, il tono propizio per apprezzare una sequenza.
Attento osservatore, Frammartino testimonia di una capacità a cogliere le emozioni, dare un sapore intenso ai fenomeni che si compiono al nostro sguardo, tenerezza e humor di fronte ai primi passi di un capretto o le sventure del ragazzino alle prese con il cane da pastore, tristezza e melancolia alla morte del paesano, una sorta di disillusione amara alla vista dell’albero da abbattere per soddisfare le festività del villaggio…

…No hay trampas, es real y podemos sentirnos parte del entorno natural, ver como cambian los escenarios, como cambia la materia. Un equipo de hormigas moviendo un papel, la naturaleza misma. Una reflexión para que los humanos tomemos conciencia de la responsabilidad que tenemos con los elementos que nos rodean; el respeto que debemos mostrar a la flora y fauna. Nacemos en este mundo desorientados pero nos aferramos a nuestro instinto, cada ser realiza una labor importante en el cosmos, agonizamos hasta la muerte, pero alguien nuevo ve la luz y se encarga de repetir el ciclo. ¿Qué lugar tiene el hombre en la naturaleza? Y más preguntas de ese tipo pueden surgir al ver “Le quattro volte”. Es momento de despojarnos de cualquier prejuicio, de ver el lado místico de nuestro hábitat, de apreciar los pequeños detalles, de comprobar que todas las cosas que existen en este mundo mantienen una conexión ancestral. Una cinta que debe ser vista por los humanos que aman el cine y disfrutan de las maravillas de la natura, “Le quattro volte” es una película para reír, llorar, filosofar y renacer.

“Le quattro volte” sait à merveille conjuguer le contemplatif poétique avec le comique de situation. Tout en finesse, le film distille au cours de son récit des petites scènes pleines d’humour où des événements anodins se révèlent joyeusement pittoresques du seul fait du hasard. Pour exemple, cette scène exceptionnelle où un chien engendre catastrophes sur catastrophes au sein du petit village. La caméra, posée au flanc d’une colline, suit scrupuleusement ce jeu de domino digne des plus grands films de Jacques Tati. Pour l’anecdote, ce passage délicieux a valu à l’animal de gagner la «Palme Dog» lors du dernier festival de Cannes. 
«Le quattro volte», vous l’aurez compris, est un film rare qui ne ressemble à aucun autre. Un genre encore inexploré et pourtant si simple. Loin de l’apparat des techniques et des méthodes, il se joue des codes, pour nous offrir une œuvre parfaitement aboutie. Du grand art!

Here is a film that invites philosophical musing. Made without dialogue and often in long shots, it regards the four stages of existence in a remote Italian village. Those stages, as set down 2,500 years ago by Pythagoras, are animal, vegetable, mineral and intellectual. It's not necessary to know that or anything else to watch "Le Quattro Volte," which doesn't require active interpretation but invites meditation and musing. I drifted pleasantly in its depths.
The camera usually keeps a certain distance, so it isn't telling a story but observing daily life. A very old shepherd climbs with effort after his goats on a hillside, while his dog barks and is a busybody. The shepherd returns to the village and waits as an old woman sweeps the dust from the church floor. Some of this dust he mixes with water and drinks as a remedy…
da qui

6 commenti:

  1. Film grandissimo, da vedere e rivedere. Uno dei picchi del cinema italiano degli ultimi anni, superato soltanto da qualcosa di Santini, che per ora per me resta un baluardo. Bella l'intuizione che lo ricollega a Ernesto de Martino.

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    1. adesso cerco "Il dono", invece Santini mi manca.
      anche questo film (http://markx7.blogspot.it/2013/06/fuoco-gian-vittorio-baldi.html), mutatis mutandis, mi aveva fatto pensare a Ernesto de Martino.

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  2. Non l'ho visto e quindi a parte la tua solita impeccabile minirece non posso leggere altro.
    Ricordo solo una cosa.
    E quella cosa è un amico che alla mia domanda "qual è il tuo film italiano preferito?" rispose "Le 4 volte" di Frammartino

    sic et simpliciter

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  3. "le parole non servono, e in tutto il mondo tutti lo possono vedere, nessuno può dirsi estraneo, tutti siamo coinvolti"... parole perfette Ismaele, film dal linguaggio universale! :-)

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    1. troppo buono :)

      la maggior parte dei film sono locali, contingenti, temporanei, a volte inutili (e spesso lo sappiamo dopo averli visti, sic), altri sono un regalo al mondo intero.

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