lunedì 11 agosto 2014

il critico cinematografico secondo Matt Groening


































4 commenti:

  1. l'unica cosa che riesco a pensare è questa: il critico cinematografico non esiste più. E quindi queste vignette di Groening possono far sorridere o pensare, ma ormai il cinema appartiene al passato, e quelli che si spacciano per critici (sui media importanti, intendo) sono solo dei venditori. I critici seri si sono tutti ritirati a vita privata, fanno qualcos'altro. E vale anche per i libri, per la cucina, eccetera...(per la politica, certo!). C'era una volta il critico che ti aiutava a capire...
    (penso che il fondo si sia toccato quando si fanno le retrospettive dei registi mediocri anni 60 facendoli passare per maestri, quelli che arrivavano sempre nei cinemini dei paesi, non farmi fare nomi e cognomi, tra horror e western), oppure quando si elogia il "fai da te" dello spettatore, prendere tre minuti qui e due minuti là, senza nemmeno provare a capire le intenzioni dei Kubrick, dei Fellini, dei Bergman, che invece facevano discorsi complessi. Ecco, quello che manca oggi è proprio la capacità di prestare attenzione per più di cinque minuti.

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    1. fino a qualche tempo fa il tempo di attenzione era quella di un trailer, poi di un sms, ora di un twitt (o tweet, non so).
      parliamo di serietà, impegno e attenzione, parole desuete, ormai.
      critici seri, dici, mi capita di leggere qualche articolo di riviste argentine, per esempio, il poco che è in rete, leggo critiche approfondite, non capita troppo spesso da noi.
      mi piacerebbe trovare qualcuno come Roger Ebert, ne conosci?
      o sono estinti?

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  2. non conosco Ebert, da noi bisogna purtroppo ripetere per l'ennesima volta la stessa verità: il trentennio berlusconian-reaganiano ha insegnato che l'unica cosa che conta è far soldi, e il risultato è questa classe dirigente (vedi Tavecchio-Albertini nel calcio), lo stato rovinoso dell'industria e della cultura, eccetera eccetera eccetera. Ormai non ha più neanche senso ripeterlo, cosa fatta capo ha.
    Ho letto il mese scorso qualche scorcio dell'autobiografia di Steve Jobs: dice che una ditta comincia ad andar male quando comandano gli addetti alle vendite. Prima bisogna fare buoni prodotti, spiegava Jobs, le vendite sono importanti ma non possono essere i venditori a guidare l'azienda. La storia d'Italia negli ultimi 25 anni, mi è venuto di pensare.

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  3. ecco Roger Ebert, purtroppo è morto l'anno scorso

    http://markx7.blogspot.it/2013/05/parole-di-roger-ebert.html

    vero quello che dice Steve Jobs, se prima bisogna vendere, a prescindere, e non importa cosa, è un dramma, ormai ci siamo dentro, una sabbia mobile senza uscita.

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