venerdì 25 aprile 2014

La sedia della felicità - Carlo Mazzacurati

una commedia alla Mel Brooks, con un ritmo alla Mazzacurati.
per l'ultimo film ci sono quasi tutti i suoi attori di una vita, per un cameo che è quasi un saluto.
Valerio Mastandrea, Isabella Ragonese e Giuseppe Battiston sono bravissimi, a loro agio in una parte che sembra scritta per loro, ma anche tutti gli altri attori sono da applausi.
la storia è un'occasione per raccontare un (pezzo d)' Italia affamata di sicurezze, dove si è disposti a (quasi) tutto per i soldi, che fanno girare il mondo, e anche il Veneto.
i tre seguono l'odore dei soldi, fra alleanze e tradimenti, che scandiscono i loro rapporti umani, e li definiscono.
si sorride e si ride, in un film che è un po' folle e non dispiace, anzi... - Ismaele





Con garbo surreale, la commedia dinamica di Mazzacurati cambia lo stile di versificazione del suo cinema, sperimentando una scansione del racconto che pratica leggerezza e sorriso. Si (sor)ride tanto con La sedia della felicità, che 'esagera' rimanendo fedele al reale. Divertito, lieve e personale, lo sguardo dell'autore veneto coglie ancora una volta le contraddizioni esistenziali, trasfigurandole e deformandole in una rapsodia dominata dal caso, per caso avvengono gli incontri, gli abbandoni, le rivelazioni, i ritrovamenti…

il film, visto sotto altre vesti e prospettive, che non siano quelle (riduttive?) di un gioco divertente assume un’altra dimensione, quella di una sagacia interpretativa di una società smarrita, che senza certezze ricerca il benessere, così… del tutto casualmente. Ma il registro narrativo è privo di esagerazioni, il perfetto congegno ci fa lodare la sceneggiatura e ci ricorda che la commedia è un genere sempre molto pericoloso e di non facile uso e che non sempre il testo deve sottendere una critica sociale, un messaggio. In fondo Billy Wilder, uno dei più grandi realizzatori di commedie, diceva: io faccio film, se devo mandare un messaggio faccio un telegramma.

C'è tutto Mazzacurati nel film perché c'è il suo modo di vedere il mondo, un'umanità in bilico, antieroi che rendono straordinario l'ordinario, in cui la gentilezza vince sull'aggressività. Utopia delle relazioni, raccontando però i dettagli del quotidiano, di un territorio che registra le difficoltà del Paese…

…molti potranno storcere il naso per l'eccessiva semplicità di storia e personaggi, per l'impianto troppo fiabesco o a tratti surreale; la verità è che il lascito di Mazzacurati è all'insegna della gioia, soprattutto di quella piccola, che guarda alla nostra crisi non con sguardo lacrimevole né con una risata sguaiata (come tanti usano fare oggi), bensì con un sorriso trasognato, pieno di serenità e con un filo di speranza. Abbiamo esempi di questo stile di racconto nel mondo (si pensi, per citare dei grandi, a Miyazaki o a Wes Anderson), è bene trovare una briciola di questo anche in Italia, almeno ogni tanto.

Sono pochi i film italiani recenti così semplici, diretti, divertenti, coinvolgenti, dalla trama lineare ma ricca di argute trovate, come La sedia della felicità. Una piccola storia che nasce nel Nordest Italia, dal tono decisamente comico, ma senza dimenticare il realismo e la durezza della vita quotidiana che molti italiani si trovano ad affrontare…

…Non senza qualche cedimento o lungaggine inutile o forzata, il film di Mazzacurati trova nel trio Mastandrea, Ragonese, Battiston un gruppo affiatato che riesce a fare faville e a far ridere di brutto. Scene madri come quella della  seduta spiritica con Mastandrea scettico e disturbatore/suggeritore, sono esemplari e suppliscono qualche debolezza che scalfisce ma non compromette il ritorno in gran forma di uno dei  piu' ispirati giovani discepoli di Nanni Moretti di fine anni '80.
da qui

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