mercoledì 23 aprile 2014

Blancanieves - Pablo Berger

la storia di Biancaneve con qualche variante, che ci sta benissimo, ambientata nella Spagna classica dei toreri, e i nani ci sono, non temete.
interpreti bravissimi, regia perfetta, non manca niente.
non servono tante parole, guardalo, se ti vuoi bene, è molto più bello di quello che ti aspetti - Ismaele






è una perfetta simulazione di un film muto degli anni '20, che però è allo stesso tempo un omaggio sentito e appassionato, senza le scorciatoie facili prese da The Artist.
Ed è veramente un peccato che il film francese sia stato strombazzato per tutto il globo terracqueo come la new sensation cinematografica mentre un film come Blancanieves, molto più bello e ambizioso, nonché più sincero, sia stato relegato in un limbo per essere conosciuto e omaggiato solo dagli appassionati.
Nulla di troppo rassicurante ma una storia esplorata in tutto il suo potenziale dark, con quel tocco di gotico in più dato dalle enormi stanze in cui è prigioniero , su una sedia a rotelle, in completa solitudine, il padre di Carmen, ridotto ormai a poco più che una larva.
E' bello come Berger , anche sceneggiatore , disegna il loro rapporto, solo con sguardi e ellissi registiche, in totale assenza della parola.
Ed è anche straordinaria la parte della storia in cui Carmen viene soccorsa e accolta dalla compagnia di nani girovaghi che le conia il nome di Biancaneve.
Echi di Murnau, di Von Stroheim addirittura di Dreyer e anche un tocco consistente del Tod Browning di Freaks, sono il tratto distintivo di un film orgogliosamente diverso, un cinema altro che a prima vista non dovrebbe avere posto nel panorama filmico moderno a causa del suo anacronismo voluto e conclamato.
E invece no, per una grande pellicola come Blancanieves, per una storia immortale e dal potenziale infinito come quella raccontata dai Grimm c'è sempre posto nei nostri occhi e nel nostro cuore…

It's too soon to declare a trend, but a silent film once again seems likely to become a success in the contemporary film world: "Blancanieves," a striking, visually stunning Spanish feature, written and directed by Pablo Berger. 
Although the story draws on the Brothers Grimm and the legend of Snow White, it is anything but a children's movie. It is a full-bodied silent film of the sort that might have been made by the greatest directors of the 1920s, if such details as the kinky sadomasochism of this film's evil stepmother could have been slipped past the censors…

La séduction opère également grâce à une mise en scène somptueuse, utilisant à merveille le noir et blanc, et les ressorts d'un cinéma d'antan. Pablo Berger utilise ainsi de très belles idées de transitions, d'un gros plan sur un œil du taureau qui renvoie sur celui d'un homme, à une robe de communion trempée dans un bac de teinture qui devient une robe noire, symbole de deuil. Il joue aussi sur les thèmes musicaux, qui s'adaptent aux situations ou personnages, avec en particulier l'instrument à vent, une flûte, qui marque chaque arrivée du meilleur ami de Blanche neige enfant, le coq Pepe…

…Eccessivo e generoso, mimetico rispetto all’epoca che racconta, compiuto anche se affastellato, sorretto da un’ispirazione notevole di scrittura e dalla genuinità dell’operosa ricostruzione retrò, Blancanieves sa ammaliare col calore immortale della sua lieve e candida umanità ma allo stesso tempo conosce il senso del sublime connesso al terrore e non si sottrae dal dargli il peso dovuto. Nonostante l’adorabile cornice e l’onestà di fondo non può non rimanere però il sentore di qualcosa che sappia inevitabilmente di riesumazione, non sterile ma di sicuro prigioniera dell’automatismo. Un inno alla bellezza abbagliante ma per forza di cose autoreferenziale, indubbiamente splendido ma anche nato già morto, auto-concluso nel passato in cui provvede a relegarsi, anche se senza mai vampirizzarlo. O, ancor meglio, senza mai farne un discutibile bignamino per favorire la fruizione e l’avvicinamento degli spettatori contemporanei, preferendo alla patina della confezione la carne e il cuore di una rilettura vibrante e sentita. Blancanieves è una favola come l’originale, ma per fortuna non si sottrae dal lasciare spazio ai momenti più neri e alla crudezza di una dramma di fondo che non fa altro che rimarcarne il coraggio e l’autonomia dello sguardo. Il bellissimo finale, tragico e feroce, non può che sottolineare il cuore di tenebra di qualsiasi pur meraviglioso girotondo consacrato alla messa in fiera delle illusioni. Il baraccone in cui la protagonista viene esposta, non a caso, somiglia in modo terribile e funesto a un Santo Sepolcro. E il bacio del principe azzurro, stavolta, sa quasi di necrofilia.

…Estamos ante un narrador que, con aciertos y errores, con influencias o sin ellas, se lanza a practicar el lenguaje del cine en su pura esencia, esto es con plena confianza y fe ciega en el poder de la imagen como generadora y propulsora de estados de ánimo y como auténtico motor del melodrama. Y eso es de agradecer. El resultado no es una obra maestra, pero si una obra que bombea sangre. Que más allá de las estampas rezuma una intermitente vitalidad. Y que es capaz de trazar una curva elíptica ingeniosa para despedirse tras un emotivo final taurino (eso si, políticamente correcto) con una filigrana poética de altura. Tal vez no merezca las dos orejas y el rabo. Ni siquiera una oreja, pero si una vuelta ruedo. O lo que es lo mismo, al cine.
da qui

2 commenti:

  1. Bel film, hai ragione. Personalmente mi aspettavo una cosa diversa, però, e, insomma, forse per questo che alla fine non credo d'averlo capito.

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    1. poca fiaba e molta realtà, il titolo imbroglia quelli che amano le storia con una fine "e tutti vissero felici e contenti".
      il nano che si sdraia con lei è davvero commovente, oltre che bravissimo, come tutti.
      niente è gratuito, tutto si tiene perfettamente.

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