lunedì 20 gennaio 2014

Ninotchka - Ernst Lubitsch

con Scrivimi fermo posta e Vogliamo vivere, anche "Ninotchka" ha il Lubitsch touch (il tocco di Lubitsch o alla Lubitsch), quella cosa che non si può spiegare, e neanche capire, senza guardare i suoi film.
dialoghi praticamente perfetti (anche Billy Wilder ci ha lavorato, ottima scuola), il film prende in giro il comunismo sovietico (come qualche anno dopo, durante la guerra, prende in giro i nazisti), e non solo.
i personaggi dei tre funzionari in viaggio sono bellissimi (Felix Bressart, già in "Scrivimi fermo posta", è straordinario), c'è Greta Garbo che ride, tutto è al posto giusto.
sfortunato chi non vede questo film, e infelice chi non ha visto Lubitsch, ma tanto non lo sa - Ismaele






…In attesa di dileggiare Hitler e i suoi con l'inarrivabile stile di Vogliamo vivere! Lubitsch provvede a mettere a posto anche la dittatura staliniana assumendosi però un grande rischio. Decide infatti di affidare un ruolo 'brillante' alla 'divina' per eccellenza: Greta Garbo. Non è un'impresa da tutti (infatti resterà l'unica interpretazione di questo genere nella filmografia dell'attrice) ma giunge a compimento con grande efficacia. Se la mano di Wilder e Brackett si individua nelle battute fulminanti ("È un'idea!" dice uno dei tre commissari. "Noi non dobbiamo avere idee" gli replica un altro) il 'tocco alla Lubitsch' è individuabile nella leggerezza della messa in scena finalizzata a occultare la profondità della riflessione. Una porta che si apre e si chiude più volte facendoci vedere chi entra e sentire le voci sempre più festanti di chi sta dentro è sufficiente per farci comprendere che i tre commissari stanno cedendo alla gaieté parisienne. Un cambio di cappelli su un attaccapanni ce ne conferma il mutamento di vita così come sempre un copricapo marcherà una svolta nella vita di Nina Ivanova che da quel momento diventerà Ninotchka a tutti gli effetti. Perché Lubitsch non si limita a realizzare un facile pamphlet anticomunista. Non gli manca infatti la consapevolezza delle storture del capitalismo e ne affida la concretizzazione all'antipatica e cinica granduchessa Swana. Ciò che a lui interessa è mettere in ridicolo tutto quanto impedisce all'umanità di essere serena e di godersi una vita che è comunque breve (come ci ricorderà in Il cielo può attendere). "Guardate come è felice la gente vista da lontano" dirà uno dei tre commissari a Mosca osservando da una finestra i passanti. Lubitsch vorrebbe che lo fosse anche vista da vicino ed è per questo che tra capitalismo e comunismo sceglie, come è stato scritto, "il partito di riderne".

Empezaremos, con muy mala educación, con una pregunta:
¿Cuántas actrices conocen los amables lectores que en la actualidad se atrevan a rodar una película entera sin maquillaje alguno? Quiero decir con la cara limpia, sin aditamentos, al natural, ni siquiera artificialmente afeadas por un maquillaje a tal fin destinado.
¿Cuántas?
Tomar esa decisión cuando a una la están conociendo en algún país como "La Divina", "El Rostro" o "La Esfinge Sueca", cuando una está ya meditando en plena juventud una retirada a tiempo que abra de par en par la puerta del olimpo cinematográfico, cuando a una se la rifan los productores y la tientan con ofertas millonarias, tomar esa decisión, únicamente está - de hecho estaba- al alcance de Greta Lovisa Gustafsson, aquella chica nacida en el frío nórdico que con tan sólo treinta y dos películas alcanzó un lugar de privilegio en una época muy determinada del cine marcando con su magnética presencia todas sus películas para dejarlo todo, recluyéndose casi, hasta fallecer hace veinte años, el 15 de abril de 1990…


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