sabato 20 aprile 2013

Bullet to the Head (Jimmy Bobo - Bullet to the Head) - Walter Hill

ero indeciso, poi leggo un po' in giro, sembra ne valga la pena e alla fine esco come quando, da ragazzino, andavo a vedere i film di Bud Spencer e Terence Hill.
poi non è la fine del mondo, ma i dialoghi sono spesso strepitosi e la storia è un meccanismo a orologeria, e i cattivi perdono, come un tempo.
se capita in zona non perdetelo - Ismaele




"Jimmy Bobo - Bullet to the Head", tratto da una graphic novel di Alexis Nolent, al contrario di film come "I Mercenari", ha infatti una solidità strutturale che gli conferisce una insperata dignità. Pur restando pienamente nel solco del buddy movie anni Ottanta alla "48 Ore" (non a caso film dello stesso Walter Hill), "Jimmy Bobo" ha un ritmo e una freschezza sorprendenti.
La trama è piuttosto lineare, il finale abbastanza scontato: il punto di forza del film è nei dialoghi e nell'umorismo, ben dosato e mai veramente banale. Almeno, non ai livelli cui ci hanno abituato gli action degli ultimi anni. Soprattutto, non c'è mai alcun riferimento metacinematografico (che spesso questi film si concedono, giocando con lo status di superstar dei loro protagonisti)

Walter Hill sa perfettamente di dirigere un film di puro intrattenimento, ma lo fa con la massima serietà possibile…

…Leo Ortolani, autore di "Rat-Man", nella sua divertentissima recensione a fumetti di Jimmy Bobo pubblicata sul suo blog, avanza un curioso (e azzeccato) paragone, sostenendo che Jimmy Bobo sia il remake di "Altrimenti ci arrabbiamo", celebre e riuscito film con Bud Spencer e Terence Hill. Se l'obiettivo di Ortolani è in primis quello di far ridere il lettore, l'accostamento al genere "birra e salsicce" della coppia Bud Spencer/Terence Hill può essere utile a capire quale deve essere l'approccio ad un film come Jimmy Bobo. Nessun sottotesto, nessuna pretesa di realismo, nessuna logica, solo intrattenimento.
Un film divertente e riuscito, con un grande Stallone in forma come ai bei tempi.

da qui

Jimmy Bobo-Bullet to the head è il classico film visto e stravisto migliaia di volte però è una di quelle opere che è assolutamente godurioso riguardarsi fosse anche per l'ultima volta.

E' il classico film girato come il dio del cinema action comanda: sequenze ariose e terribilmente vere, non di quella artificiosità plasticosa che caratterizza l'action di questi tempi. Qui gli attori interagiscono tra di loro e non con fondali neutri, le coreografie sono fatte dal vero e non ricostruite in postproduzione davanti a un computer. E' un piacere vedere un action come questo che sembra figlio di un altro tempo assai rimpianto.
Ed è lo stesso rimpianto con cui  vediamo tornare all'opera dopo tanti anni un maestro come Walter Hill tenuto vergognosamente lontano da un set cinematografico per dieci anni...

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tutto funziona così come dovrebbe, non ci si fanno troppe domande - se non dove andare a recuperare una cassa del bourbon preferito di Jimmy Bobo, introvabile in qualsiasi locale - e tutto è giocato sull'equilibrio tra gli scambi di battute tra i due protagonisti e le sequenze action, dalla prima all'ultima ben gestite, tamarre il giusto e non troppo eccessive, tanto da conservare quasi un'aura di realismo - se di realismo si può parlare, in questi casi -. Unico appunto il twist finale legato al personaggio di Keegan, insolito per il ruolo di gorilla spaccaculi normalmente asservito al boss di turno, perfetto a fare da anticamera allo scontro decisivo con il nostro amico Bobo…

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…“Una bala en la cabeza” puede no ser una de las mejores películas del director, pero sigue siendo eficaz como producto de evasión en el seno del cine policíaco, es muy seria en su planteamiento visual, no cae en la trampa tan habitual del cine actual de acción de hinchar el perro para prolongar el metraje innecesariamente, sino que siguiendo la pauta de honestidad que siempre ha aplicado a sus obras Walter Hill va al grano sin inventarse personajes innecesarios ni subtramas totalmente artificiales y ajenas al relato principal…

da qui

 

Il punto di forza del film sono infatti i dialoghi, a metà fra ficcanti e brillanti scambi veloci e l'immancabile battuta "da applausi" che chiama il boato della platea. Per le scene d'azione e il dipanarsi della storia fino all'immancabile finale da tradizione, ci pensa appunto Hill, con il suo gusto per lo scontro fisico, le sparatorie roboanti e un virtuosismo mai fine a se stesso aggiornato alle tecniche di ripresa delle pellicole di genere del nuovo millennio.
Il fascino vero di questa operazione sta, insomma, tutta nel suo essere completamente fuori dal tempo: la semplicità della macchina da presa del suo autore, tanto quanto l'immobile ghigno di Stallone, sono catapultati entrambi direttamente da un'altra epoca, con accorgimenti collaterali dovuti alle novità tecnologiche, certo, ma con uno spirito votato a un divertimento artigianale e genuino. Proprio come se fossimo ancora nel 1982.

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