venerdì 1 marzo 2013

Pinocchio - Enzo D'Alò

bellissimi i disegni di Lorenzo Mattoti e la musica con l'albero che brucia, la storia è quella, grandissima e universale di Collodi.
qui c'è qualche licenza, anche temporale, rispetto a quello che abbiamo sempre visto, ma il lavoro di D'Alò lo promuovo con alti voti. 
non pensate che tanto la storia è sempre quella, questa è un'altra interpretazione e  vale tutto il biglietto - Ismaele

PS: fra un po' uscirà anche un Pinocchio diretto da Guillermo del Toro, con musiche originali di Nick Cave.



A film completato si può dire che l'operazione sia riuscita e che l'originalità sul piano narrativo risieda proprio nel mostrare come Geppetto non abbia mai dimenticato di essere stato un bambino, conservando intatto uno sguardo carico di fantasia. A questo si aggiunge una rilettura della Fata Turchina che non viene vista come un sostituto della figura materna (come in Comencini) ma si trasforma in un'amica quasi coetanea di Pinocchio della quale il burattino in fondo si innamora…

…il Pinocchio di D’Alò non mantiene tutte le promesse, e lo diciamo con il cuore in mano.
La prima scena di Pinocchio vede un giovanissimo Geppetto correre per strada con un aquilone, che gli scappa dalle mani, volando e perdendosi nel cielo. Ma quello stesso aquilone è pronto a tornare dal suo proprietario all’improvviso una notte, quando ormai Geppetto è già anziano e con tanto di parrucchino. Si tratta della notte in cui, per magia, un ceppo d’albero inizia a parlare, e allora l’uomo decide di lavorarlo, facendoci un burattino parlante: Pinocchio, colui che diventa subito il suo amato figlioletto…

Sullo sfondo di quadri pittorici in cui è possibile scorgere il tratto della matita e delle sue sfumature di colore, luci e ombre, chiaroscuri e pennellate di estro creativo, si muovono personaggi che sembrano fuori uscire dallo schermo e prendere per mano coloro che si lasciano immergere in un mondo dove la realtà viene messa da parte per lasciare spazio al potere dell'immaginazione, della poesia e della fantasia. Poco importa se le proporzioni non sono rispettate: personaggi e ambientazioni di Lorenzo Mattotti fanno passare in secondo piano le piccole imperfezioni, rendendole invisibili.   

Rispetto alla versione Disney, piccolo gioiello che però snaturava la fiaba di Collodi americanizzandola e perdendo di vista la psicologia del burattino di legno, d'Alò condensa in poco più di 80 minuti tutti gli episodi cruciali prendendosi qualche piccola licenza narrativa. Ed è così che ad esempio la Fata Turchina smette di essere adulta e ritorna bambina, coetanea di Pinocchio, e acquista credibilità: niente bacchette magiche ma solo la forza dell'amore incondizionato ed esente da egoismo muovono i suoi "incantesimi" e una chioma lucente che riacquista il colore a cui deve il nome.    

La sequenza di apertura, realizzata in tonalità di grigio, è perfetta nel descrivere la malinconia che prova Geppetto, falegname ormai rimasto solo al mondo, di fronte al ricordo dell'acquilone giallo e rosso di quel bambino che è stato e che costantemente gli tiene compagnia. Basta però poco per essere dopo proiettati in un universo cromatico che prende vita attraverso colori accesi e capaci di illuminare lo schermo: il pregio principale del Pinocchio di d'Alò è quello di non incupire mai l'atmosfera in cui il racconto si dispiega, anche le situazioni più pericolose vengono sdrammatizzate dalla presenza di personaggi che con le loro battute o i loro buffi movimenti riescono a far mettere da parte tensione e paura non preoccupando i bambini che accorreranno in sala…

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