martedì 18 dicembre 2012

Ubriaco d'amore (Punch-Drunk Love) - Paul Thomas Anderson

in "Ubriaco d'amore" bisogna lasciarsi andare fiduciosi alla storia, spesso temi possa svoltare verso il precipizio di una boiata pazzesca, alla fine tutto si tiene, il regista è bravo, e anche gli attori.
dei film "minori" di Paul Thomas Anderson preferisco"Sidney", ma anche questo non è male.
e ancora di più preferisco "Il petroliere", un film epico, e speriamo in "The Master" - Ismaele





Rimane una storia irrisolta e pericolosamente in bilico tra superficialità (il tema è attuale) e mistificazione (l’amore di una donna come scialuppa di salvataggio), che non ha la capacità di penetrazione delle precedenti ricognizioni (anche grottesche) dell’autore sulla complessità degli esseri umani, né la generosa volontà di completezza (Sandler non riesce a creare un vero personaggio). Ma Ubriaco d’amore è soprattutto un film di un’impressionante bravura tecnica, premiata a Cannes nel 2002 (ex-equo con Im Kwon-Taek), che però mette in luce anche tutti i difetti di Anderson, più di quanto fossero riuscite a mostrare le sue precedenti prove. La tecnica di Anderson è basata sulla completa subordinazione della storia e dei personaggi alla funzione espressiva della macchina da presa. E se nei film precedenti era riuscito a contenere questo disequilibrio sotto la soglia di un pericoloso manierismo, grazie alla grande complessità della scrittura, dimostrandosi capace di saper raccontare una storia e uno spaccato sociale, oltre che di saperli mostrare attraverso il gioco delle angolazioni e dei movimenti della macchina da presa (in cui rimane forse il più grande regista attuale insieme a Tsui Hark), in Ubriaco d’amore, Anderson sembra prendersi una pausa, e ridurre la complessità formale del suo cinema alla vocazione espressionista della regia e all’empatica monodia dei codici…

…La luce livida di un’alba periferica si scalda a un sole hawaiano appena tramontato, la tragedia di un impiegato modello si carica di cromatismi acidi e dannatamente vitali, al raggelante brivido di una voce notturna si sostituisce un bacio che, nel silenzio di una nuova alba, conclude il prologo di una traccia amorosa pronta a spiccare il volo (in direzione del pubblico?). Il cinema è finzione (“Sembra di stare alle Hawaii”), la bellezza che è fonte e risultato di simili immagini è magnificamente reale. Il valore dell’opera non è guastato dal consapevole gioco degli stereotipi, anzi: i tasti ribattuti dell’armonium (della sceneggiatura) costruiscono un tappeto sonoro di perturbante eleganza, una sequenza ininterrotta di onde audiovisive, dolci e ossessive come (in)frangibili tubi di cristallo. Una miniatura (per gli standard del regista) che, al solito, ricerca e trova un’essenzialità densa di annotazioni imprevedibili, sfumature irresistibili, invenzioni elettriche su un tema che la più sfrenata astrazione conduce a una purezza sbalorditiva. Un gioiello con un solo difetto: una brevità lancinante.

"Ubriaco d'amore" vive e gira circolarmente in una cerchia di connubi oggetti-episodi che hanno nel paradosso la propria risposta d'identità. Possiamo dire quindi che il film si svolge su due piani: quello di commedia sentimentale e quello di noir notturno stile "Fuori Orario". Ciò forma un mix esplosivo e straripante di idee. Fondamentale è l'uso degli spazi, all'interno dei quali si muovono i personaggi: dal "vuoto" iniziale il luogo di lavoro si trasforma in ambiente strapieno di confusione. Le strade sono spesso deserte, oggetti di illogiche corse senza senso o colme di gente per una sfilata di carri. Supermarket pieni zeppi di prodotti e privi di clienti. Demolizione degli oggetti in spazi piccoli e claustrofobici (il bagno del ristorante) o salotti di casa (vetri frantumati). Corridoi di palazzi ricchi di freccette e numeri, che sembrano usciti direttamente da un film di Tati,
Non tutto è percepibile e spiegabile nel film di Anderson eccetto l'amore, che è forse il solo aspetto chiaro nella vita di Barry. Nasce cosi' per caso, e il rapporto prosegue in modo del tutto lineare e trasparente. Le pellicole raccontano più volte storie d'amore particolari, in contesti elementari. Possiamo dire che "Ubriaco d'amore" narra una storia priva di particolari complicazioni, ma attorno alla quale sembra girovagare una giostra che contrasta ogni ragione e logica…

…L'inizio e' spiazzante e lascia ben sperare, poi la voglia di stupire prende il sopravvento e si accompagna, con inevitabile stridore, a una narrazione prevedibile e un po' ruffiana. La regia, da originale e innovativa, diventa quindi invadente e mai lieve, come nelle dichiarate intenzioni. In particolare si sente la mancanza di un taglio deciso da imprimere al racconto, sempre incerto tra convenzione e libertà creativa. E' vero, può essere bello lasciarsi andare all'irrazionalità di un cinema privo di tesi da esporre e lucidamente folle, avvolgente e sconvolgente al tempo stesso. Ma "Ubriaco d'amore" (terribile il titolo italiano!) resta imbrigliato in una irrisolta via di mezzo…

2 commenti:

  1. Uno dei rarissimi film in cui Adam Sandler è sopportabile e sembra un attore !

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  2. il dubbio è se lo è o lo sembra soltanto_)

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