giovedì 11 ottobre 2012

Chekist - Aleksandr Rogozhkin

il film è un mattatoio continuo da parte della Ceka (polizia segreta sovietica), una catena di montaggio del terrore e della morte, come altre volte nella storia, per un'idea.
alla fine anche i carnefici sembrano crollare, ma la macchina no.

mi vengono in mente le parole di Goya "il sonno della ragione genera mostri" e di Che Guevara "O siamo capaci di sconfiggere le opinioni contrarie con la discussione, o dobbiamo lasciarle esprimere. Non è possibile sconfiggere le opinioni con la forza, perché questo blocca il libero sviluppo dell'intelligenza."

da vedere, ma non per tutti - Ismaele




…Fondamentale era mantenere il ritmo, non perdersi in inutili discorsi, non permettere ai condannati di esprimersi in alcun modo. Emblematico un momento in cui è lo stesso Srubov a sparare a una donna che nuda di fronte al plotone, con dolcezza e senza odio, proclama la sua voglia di vivere. Straziante. Il plotone esita, non il loro capo che la uccide senza perdere tempo. Il significato supera l'esecuzione in sé, la donna stava insinuando il dubbio e stava facendo perdere il ritmo. Un rischio. Anche gli interrogatori, brevi, dei rastrellati erano scanditi da una clessidra. Guai se durava più di una sabbia. Al termine del tempo l'interrogatorio era finito in ogni caso.
La ripetizione continua è un rischio che si corre anche nella vita di ogni giorno, può capitare che risvegliarsi dal torpore che crea sia traumatico, capita persino che ti accorgi di essere "poco umano" in qualcosa ma non te ne rendevi conto. In questo caso era estremamente funzionale e voluta…

Esteticamente urticante, puntella lo schermo per due ore come un martello che vi si pianta in viso al suono del tamburo. Splendida la coreografia di personaggi che  arrancano intorno all'algido Srubov: dalla signora delle pulizie, grassa, violacea e rossa al tempo stesso, alla masnada di gerarchi e piccoli ufficiali che si muovono -paurosi e impauriti- nella temibile, vaporosa terra dagli inverni di ghiaccio. Film da vedere e rivedere, con tutti gli imperativi del caso, perché "La rivoluzione non ha niente a che vedere con la camicia bianca di Karl Marx".Pellicola di spessore e -come tutte le cose di valore- facile da masticare e impossibile da digerire.

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