lunedì 24 settembre 2012

Vendredi soir - Claire Denis

un incontro, per una notte, casuale, dolce, indimenticabile.
da vedere, provare per credere - Ismaele


..."Vendredi soir" della francese Claire Denis mi ha entusiasmato. Per due motivi: in primis per il fatto di aver trovato, appunto, una pellicola occidentale che abbia trovato il coraggio di fuoriuscire dall'abituale minimalismo "descrittivo" a cui ci hanno abituati tanti scolaretti svogliati della "Nouvelle Vague". In secondo luogo perché ho avuto il piacere di ritrovare intatto il talento della Denis, una delle autrici più intransigenti e coraggiose di questi ultimi anni. Dopo quel capolavoro di rarefatta bellezza che era "Beau travail" e "Trouble every day", lancinante Mèlo grandguignolesco, la Denis torna a percorrere i vicoli della sua amata Parigi, a sondarne lo cuore di tenebra…
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... Il cinema di Denis ha anche la caratteristica vincente di costruire delle immagini suono: all'inizio le inquadrature sulla notte parigina lasciano scorgere i più famosi monumenti, la Tour Eiffel, la Basilica del Sacro Cuore in cima a Mont Martre, carezzandoli con alcuni motivi musicali. Sono spazi del sentimento, di contemplazione dello sguardo, è quasi sempre una sorta di soggettiva che lascia intravedere il suo stato emotivo. E sempre in soggettiva continua il racconto, l'immaginazione che si scatena che vede la "s" di valves mettersi a posto sulla scritta posteriore di una Volvo 16 valves, o l'acciuga che si agita sulla pizza, o ancora la passione che si scatena nella toilette o la lampada sulla quale vola la decorazione di stoffa. L'amore tra Laure e Jean sgorga nel modo più naturale possibile, elimina prima le barriere, poi ricostruisce gli spazi tempi del benessere: la calma, la serenità ed il piacere di un fiducioso contatto con l'altro. 
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Le spectateur, pour peu qu'il se laisse aller à ce déluge de sensations, fera corps avec cette femme, consciente des risques de son changement de vie, et qui s'offre des instants rassurants. L'homme est ici synonyme de sécurité, de robustesse, mais aussi de danger. Tout à coup, le rythme s'accélère, les lumières deviennent des traits lumineux. L'homme a pris les rênes, il guide et choisit sa trajectoire. La femme hésite entre une domination à la fois rassurante et inquiétante et une fuite éperdue. Cela faisait longtemps qu'un film n'avait pas donné tant à sentir ou ressentir. Ceci est assez rare pour être signalé.

Combine all this with Denis and Godard’s virtually unparalleled ability in capturing a kind of radiance in even the most mundane of objects—human skin, a red blanket, a dusty dashboard, hell, even a condom dispenser—and you have one of the most alive films I’ve ever encountered.  And as a bonus, it’s all so soft, almost amorphous that each time I return it feels like I’m witnessing it for the first time all over again…  For my money, one of THE great achievements of modern cinema.

What's most appealing about "Friday Night" isn't its minimalist story, or even its understated acting by Valérie Lemercier as Laure and Vincent Lindon as her new friend. It's the way Ms. Denis unfolds the moment-by-moment events of the film, treating each tiny detail as a lovingly placed fragment of what gradually grows into an enticing mosaic of time, place, and personality.
At her best, as in this movie and her recent masterpiece "Beau Travail," she is one of contemporary film's best stylists. "Friday Night" is part tone poem, part love song, and all pure magic.

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