domenica 15 aprile 2012

Balada triste de trompeta (Ballata dell’odio e dell’amore) - Álex de la Iglesia

un film sopra le righe, estremo, eccessivo, un paese sotto una dittatura fintamente soft, dentro il film c'è di tutto, amore,odio, vendetta, mostri, fascisti, auto che volano, moto col turbo, alla fine il pregio è che tutto si tiene.

bello e inquietante, senza pace.

un film magari non per tutti, ma che vale - Ismaele


« Non siamo noi, è questo paese che va a rotoli ». In realtà, si sta sfalsando, il paese fantastico, immaginifico e surreale di Álex de la Iglesia sotto la spinta della pazzia e dell’incredibile. Il film parte da Madrid nel 1937. La guerra civile spagnola è ad una svolta. I repubblicani sono allo sbando. Essi arruolano forzatamente gli artisti di un circo. Molti muoiono in combattimento; alcuni vengono fucilati al grido “Viva il circo”, altri vanno in prigione, fra questi un clown. Il figlio cerca di salvarlo, ma muore nel tentativo di fuga…

perché questa Balada sarà pure triste, lo è dal punto di vista artistico, ma soprattutto insulsa: smaccata sin dal footage storico-politico dei titoli di testa (gli unici secondi di film a salvarsi), l’intenzione è quella ricattatoria di fare del circus-horror la cartina tornasole grottesca e fessa del vulnus franchista. 
Ma, caro Alex, non ti è andata bene: la Balada dei due pagliacci bestiali intorno alla bella svampita e vogliosa è stonata, cacofonica e stoltamente barocca da cancellare qualsiasi riflesso tra Storia e questa storia di ordinaria furbizia e mediocre cinema. 
Costoso, di qualche valore nel trucco e parrucco, colabrodo davanti e dietro la camera (gli effetti speciali risibili, la regia forsennata quanto caciarona, gli attori credibili come una velina franchista), la domanda è una: perché in concorso? Bah.

Dopo la scena introduttiva, che mette in ridicolo i dogmi militareschi contrapponendoli allo spettacolo di due pagliacci e alle risate dei bambini accorsi a vederli, l'accusa alla guerra e all'autoritarismo passa poi attraverso la lotta senza esclusione di colpi fra il violento Sergio e il timido Javier che, mosso dall'amore e dal desiderio di vendetta che si porta dietro dai tempi della morte del padre, si ribellerà diventando ancora più spietato del suo antagonista...

Dalla Guerra civile spagnola al tramonto del franchismo: cos'è la Storia per Álex de la Iglesia? Nella peggiore delle ipotesi un modo per darsi una patina intellettuale, nella migliore uno sfondo come un altro su cui accumulare inseguimenti, morte, sangue. Azzardare una riflessione? Manco a parlarne. Specie se lo sceneggiatore (sempre de la Iglesia) non considera nemmeno gli spunti più interessanti (il circo come microcosmo in cui si riproducono rapporti di potere, l'influenza sul carattere della persona e sull'artista della violenza nella società), si concentra sui più stupidi (l'uomo cannone che può volare e salvare la bella in difficoltà, per dirne uno) e si premura di spiegare l'Operación Ogro a un pubblico che, forse non a torto, presume ignorante…

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