sabato 9 settembre 2017

Spy game – Tony Scott

una storia vecchio stile, con attori come Robert Redford e Brad Pitt che sanno come si fa.
una lotta contro il tempo, 24 ore nelle quali succede di tutto.
una spericolata partita nella quale l'agente Muir della CIA gioca straordinariamente bene le sue carte, senza mai sapere se gli altri giocatori sono amici, avversari o nemici.
non sarà un capolavoro, "solo" un film avvincente, e certe volte va bene così.
buona visione - Ismaele




Il film è semplicemente bello, scorrevole e non mostra alcun difetto. Dalla regia al cast, dalla fedeltà storica al messaggio, Spy Game ha un fascino vecchio stile che riesce a superare le barriere del tempo. Non è soltanto la Porsche dell’agente Muir a portarci indietro nel tempo, e neanche i flashback. Bensì è la costruzione dell’intreccio, e del lavoro “in proprio” tutto giocato su sottili incastri tra le falle del potere e tra intuizioni d’esperienza. Non mancano momenti misurati di suggestione e non è da sottovalutare la caratura dei due attori protagonisti.

Coppia bene assortita Redford e Pitt. Il primo sembra il personaggio dei Tre giorni del Condor 25 anni dopo. Pitt è sempre lui: maledetto, ostico e masochista. Ormai non c'è film dove non venga sfigurato dalle gran botte. Scott, lo sappiamo, è bravino, anche se non ha perso il vizio di giocare troppo con la camera. Poteva andar meglio.

That's not so say the film is without interest. It stars Robert Redford as a veteran CIA spymaster, on his last day at work, and Brad Pitt as the young idealist he recruited after Vietnam. Now Pitt is in a Chinese prison, captured in the act of helping Catherine McCormack escape, and it's Redford who was responsible for her being there. The framework is 24 hours during which Redford must scheme, lie and deceive in order to save Pitt, who the Agency plans to sacrifice; nothing must upset top-level trade talks between the U.S. and China…

se Scott non fosse riuscito comunque ad amalgare con discreta efficacia ed adeguata resa spettacolare tutti gli spunti forniti dal copione, ci saremmo trovati di fronte ad un clamoroso buco nell'acqua. Se questo non accade, nonostante l'eccessiva durata e i difetti evidenziati, il merito va ascritto senz'altro ai virtuosismi stilistici della regia di Scott, ai duetti tra Robert Redford e Stephen Dillane, alle sequenze ambientate in Libano, la parte migliore del film, in cui la tensione e il dramma, fino allora latenti, esplodono fragorosamente, alla love story tra Brad Pitt e Catherine McCormack (che la sceneggiatura evita, però, di approfondire adeguatamente, altra pecca...), che funge da motore all'intera vicenda. Una spy story irrisolta, che, però, almeno questo bisogna concederglielo, non trasuda testosterone ad ogni inquadratura, mantenendo sempre uno sguardo di sorniona simpatia per il suo protagonista, prossimo alla pensione ma ancora inossidabile.

Le magistrali performances di Robert Redford, perfetto nel ruolo dell'agente operativo della CIA al suo ultimo giorno, che lo riporta un po' indietro nel tempo quando leggeva libri e sotto la pioggia andava a comprare cornetti caldi e panini al bar per i suoi amici colleghi (parlo de "I Tre Giorni del Condor"), e di Brad Pitt, in uno dei pochi ruoli che mi ha veramente convinto, vengono condite da una grande regia di Scott, con perfette e suggestive ambientazioni americane e libanesi e da un'ottima fotografia. Ben calibrato il montaggio, e sempre dall'ambito filmico, brillante anche la sceneggiatura; sebbene la trama sia abbastanza complessa e ci siano, tuttavia, un po' di incongruenze, il dinamismo della coppia Redford-Pitt, studiata a tavolino dal buon Scott, ne diminuisce l'intensità e ne aumenta il prestigio…

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