venerdì 23 dicembre 2016

Captain fantastic – Matt Ross

George MacKay (Bo, il figlio grande), lo conoscevo, non ricordavo dove, piccola ricerca, l'ho visto dentro Pride, e poi Frank Langella, che bravo, e Viggo Mortensen è davvero bravissimo, come sempre.
Captain fantastic è una bella sorpresa, una storia molto statiunitense, molto Henry David Thoreau.
il film contiene tante cose, come la libertà, l'educazione, la natura, la famiglia, la frontiera, la civiltà, l'economia, il cibo, il lavoro, l'amore, i compromessi, la testardaggine, la morte, il pentimento, la volontà, la malattia, tra l'altro.
alla fine è proprio un bel viaggio, saliteci anche voi, su quel pullman - Ismaele 






 La realtà - per quanto orribile, contaminata, misera sia - non va evitata bensì affrontata. A modo proprio.
E comunque, un film che celebra così apertamente Noam Chomsky (mica male l'idea di festeggiarne i natali al posto di qualche mitologica figura fantasy) non può essere sbagliato.

 parlando del cast , Viggo Mortensen secondo me a dato la miglior prova della carriera si è calato nella parte in una maniera davvero intensa e sincera , e non vorrei portare un po di iella al buon Tom Hanks ma se non sarà lui a vincere quest'anno agli Accademy Awards , Mortensen è quello che lo può far davvero spaventare , come del resto è stato l'anno scorso dove DiCaprio vinse a discapito di Cranston "quello secondo me fu un oscar più social che altro , visto che Leo lo vnse praticamente dopo la prima messa in grande schermo" , ma io sinceramente sarei contatissimo se quest'anno premiassero Viggo che ha saputo dare un qualcosa di magnifico a questo film , scusate il gioco di parole ma è stato davvero Fantastico , le sue emozioni si sono trasmesse intensamente e con una potenza tale che non vedevo da molto ma moltissimo tempo , le sue espressioni di rabbia , la disperazione per aver capito in una qualche modo di aver sbagliato qualcosa nel modo di crescere i figli , la sincerità del suo sguardo mentre sogna la moglie , il viso di sua moglie a occhi aperti e dove accarezza i suoi capelli rosso fuoco , ma anche la sua diciamo freddezza quando dice in faccia le cose alla gente senza alcun freno si perchè per lui l'ipocrisia è uno dei maggiori mali , per finire Viggo Mortensen se non becchi quest'anno un premio , non so cosa tu possa fare di più , sei stato grandissimo .
Eccezionale è risultato alla fine anche l'intero cast e soprattutto il giovane George MacKay nel ruolo del figlio maggiore , la sua prova non è stata da meno e per lui spero anche in un qualche riconoscimento per la sua prova e bravura data in un ruolo difficile come questo , anche perchè c'era il fondato rischio di essere inabissato da Viggo , quindi dopo questo film credo che lo vedremo molto presto in un altro film di rilievo magari come questo , ma mi sembra difficile eguagliare questo lavoro di Ross .
Dopo gli attori un ruolo di dovuta importanza per sostenere il tutto lo hanno avuto la sceneggiatura dello stesso Matt Ross e una efficacissima  colonna sonora che fino ad ora secondo me risulta la migliore di quest'anno dopo quella di Cafè Society di Allen , colonna sonora curata Alex Somers .
Mentre mi sono risultati allo stesso tempo eccezionali le scenografie di quei boschi montani incontaminati dove Ben impartisce lezioni di vita a i figli e la fotografia di Stèphane Fontaine , ed il montaggio ? ma non scherziamo il montaggio è eccezionale anche quello .
Quindi non mi vorrei dilungare troppo con questo mio pensiero , si perchè tutto quello che ho scritto mi è venuto in mente all'istante e le dita non si sono mai fermate , visto tutto il contenuto che questo film mi ha saputo dare , quindi non vorrei ingigantirlo ma per me questo lavoro di Ross è il migliore del 2016 senza se e senza ma , un film che ti fa apprezzare come sapere affrontare la vita anche in modi non convenzionali , tutto è stato reso  eccezionale nessuna sbavatura e nessun passo falso nel raccontarci una storia quanto bella quanto amara per poi regalarci di nuovo la gioia negli occhi , quindi il mio voto per Captain Fantastic è assolutamente un 10 .

…È accattivante e coinvolgente l’opera seconda di Matt Ross, un film che mostra l’educazione ferrea di un padre-padrone, colui che alterna bastone e carota, che si dimostra schietto e intransigente, ma anche empatico e amorevole. Captain Fantastic ha l’enorme pregio di mostrare al pubblico l’intensa e brillante prova recitativa di Viggo Mortensen, che guida un cast di ragazzi che sanno sopravvivere in una foresta solamente con un coltello, esprimersi correttamente non avendo paura delle proprie idee, che conoscono la filosofia, la fisica e altre religioni, ma che si trovano in difficoltà nel momento in cui devono confrontarsi con la società. Perché la loro educazione deriva dai libri, dalla conoscenza diretta di un fenomeno, senza però averlo vissuto davvero. Il film si sofferma sulla delineazione lucidamente freak di un padre hippy, che festeggia il giorno di Noam Chomsky, rinnega il capitalismo e denigra il cattolicesimo perché è una forma di controllo delle menti. Captain Fantastic provoca a più riprese, mostra la riuscita di un’educazione familiare, ma, subito dopo, sottolinea l’assurdità del comportamento patriarcale. E allora il regista preferisce non prendere una convinta posizione, evidenziando le ragioni dell’uno e dell’altro. Una scelta che si rivela un limite per la pellicola, in cui si respira profondamente aria d’incompiutezza perché se è convincente l’adeguato approfondimento dei dubbi dei due ragazzi (l’uno è stato accettato da tutte le università migliori del paese, mentre l’altro nutre delle perplessità sulle reali scelte della madre defunta), che vogliono confrontarsi con il mondo per imparare a vivere (e non a sopravvivere), diversamente la società fatica ad accettare questa famiglia disfunzionale a causa della sua unicità.
Pellicola che trova terreno fertile nel momento in cui la commozione può farsi spazio e sommarsi alla consapevolezza di un padre che si chiede se ha agito con correttezza e nel bene dei propri figli, Captain Fantastic utilizza la famiglia per affrontare il tema del libero arbitrio e della responsabilità sociale nei confronti dell’individuo. Un film che non annoia e che pone delle interessanti domande, ma che trova nell’accomodante compromesso una variazione che smentisce lo spirito libero dell’intera operazione.

…sarà anche impossibile, è sbagliato che un padre possa far vivere i suoi figli in un bosco, possa far maneggiare loro delle armi sin da piccolissimi, li metta in pericolo continuamente facendogli scalare le rocce a strapiombo, sarà sbagliato che non li mandi a scuola insieme agli altri ragazzi, che li tenga lontani dal mondo rendendoli dei fenomeni da baraccone in qualsiasi situazione sociale dovessero trovarsi, ma se è lo stesso padre che ti insegna a leggere e lo fa in modo condiviso cosicché tutti insieme si legga di notte davanti al fuoco, in silenzio, e a un certo punto si mette a suonare la chitarra e tutti i figli, a uno a uno, si uniscono a lui, ognuno con uno strumento diverso, che contribuisce a creare un’unica melodia, insieme; se è lo stesso che inventa un nome solo per te, che avrai solo tu in tutto il mondo, perché possa sentirti e sapere sempre che sei unico, lo stesso che quando hai qualcosa da obiettare sulle sue regole ti dice “facciamo un discorso, e se con le tue argomentazioni ci convincerai che quello che pensi è più valido allora cambieremo la regola”; se è quello che ti dice che la parola “interessante” è una parola che non va usata perché si allontana troppo da te e da quello che senti o che pensi, che se devi parlare di un libro che hai letto ti chiede di non parlargli della trama ma di dirgli cosa ne pensi tu, come ti ha fatto sentire, che non ti mente mai ma pensa che qualsiasi cosa possa essere spiegata a un bambino se lo si considera un individuo mentale al suo pari, e allora qualsiasi domanda merita una risposta sincera, sesso, morte, economia, qualsiasi argomento può essere condiviso; e soprattutto se è lo stesso che dirà a un figlio maschio che sta prendendo la sua strada:
“Quando fai sesso con una donna, sii gentile
e ascoltala
trattala con rispetto e dignità
anche se non la ami
Dì sempre la verità
Prendi sempre la strada maestra
Divora la vita
Ricerca il rischio, sii audace ma assaporala
La vita passa in fretta.
E non morire”
beh, parafrasando in modo speculare la frase pronunciata da Viggo Mortensen alla fine del film, sarà anche un errore, ma è pur sempre un bellissimo errore.

…Il sistema dell’educazione scolastica è uno degli snodi più riusciti del film. Mentre il figlio più piccolo di Ben ha un’idea precisa e soprattutto personale (i due genitori hanno sempre voluto che i figli si forgiassero una loro idea su tutto) sull’importanza del Bill of Rights, i due figli della sorella di di Leslie balbettano definizioni ridicole. Ma d’altra parte le condizioni educative di Ben non prevedono sconti su nulla né suggerimenti o aiuti esterni. E in un attimo il padre diventa una sorta di dittatore e la fiaba si trasforma in un dramma.
“Parli sei lingue, eccelli in matematica e fisica…” urla un arrabbiato Ben al figlio che vuole andare al College. “Non so niente. Sono un fenomeno da baraccone. A meno che non sia scritto in un libro, io non so niente di niente” è la replica di un figlio frustrato. Perché è nella messa in pratica dell’Utopia nella società esterna all’isolamento dove è stata nutrita, emerge la difficoltà di espanderla o anche solo di praticarla.
Interpretato in maniera impressionante da tutto il cast, Captain Fantastic nella sua eccentricità è molto carismatico; e tutte incongruenze narrative che affiorano, si superano leggendo questo film come una fiaba drammatica, con lo scopo proprio delle favole che è far riflettere. 

He aquí una de esas pequeñas películas nacidas para encandilar, en perfecta comunión, a crítica y público. Esas de las que resulta prácticamente imposible escapar a su poder de seducción y no caer rendidos a sus pies, gracias a su desbordante combinación de frescura y emotividad. Los galardones obtenidos por Captain Fantastic (2016) en Karlovy (Premio del Público) o en la sección Un Certain Regard de Cannes –mejor director para un Matt Ross que ha dado la campanada en su segunda incursión tras 28 Hotel Rooms (2012)– han puesto en el punto de mira a una cinta que sigue la tradición cinematográfica de familias disfuncionales como las de Pequeña Miss Sunshine (Jonathan Dayton, Valerie Faris, 2006) o La familia Bélier (Eric Lartigau, 2014), tan excéntricas, imperfectas y cargadas de conflictos internos como, a la hora de la verdad, unidas como las que más ante las adversidades y los más kamikazes objetivos. Sin embargo, la propuesta que nos presenta Ross eleva el listón de la ambición sobre otros ejercicios similares, poniendo sobre la mesa un buen puñado de temas de reflexión y debate –no exentos de polémica a pesar del tono amable del relato– a través de una fábula utópica con reminiscencias de El señor de las moscas, de William Golding, que hace una abierta crítica a la sociedad capitalista actual, al consumismo e, incluso, a las religiones organizadas (con la cristiana como principal objetivo de sus dardos)…


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