giovedì 25 agosto 2016

La notte senza legge (Day of the Outlaw) - André De Toth

è un western senza indiani, solo contadini e allevatori, che stanno per fare la guerra, e una banda di fuorilegge, guidati da un ex ufficiale, che fatica a tenere la disciplina fra i suoi accoliti.
non ci sono il sole, il deserto, gli ampi orizzonti che conosciamo, c'è la neve, e quasi tutto il film è girato al chiuso, quasi un'ambiente teatrale.
le donne sono l'oggetto del desiderio, di tutti, ma sopratutto dei fuorilegge, che però non potranno consumare la fiamma che li avvampa, il loro capo non vuole che le tocchino, né che si ubriachino.
Starrett tiene testa ai banditi, con le parole e con strani accordi, ama la moglie di Craine, ma rinuncia a fare l'amore, nonostante lei si offra, solo per una volta.
è un western che non ti aspetti, ma ci sono anche questi, meno male.
cercalo, non te ne penti - Ismaele







In una sperduta cittadina di frontiera, Hal Craine (Alan Marshal) e Blaise Starrett (Robert Ryan) sono pronti a sfidarsi a duello. Il loro gesto estremo viene però interrotto dall'arrivo di una banda composta quasi esclusivamente da assassini senza scrupoli: la priorità ora sarà difendere le proprie case e le proprie donne.
Da una sceneggiatura di Philip Yordan, La notte senza legge è l'emblema di un cinema capace di eccellere nonostante una base di partenza alquanto semplice e tradizionale. Il plot infatti non ha molti spunti interessanti, a differenza invece della messa in scena e di alcune scelte registiche a dir poco azzeccate. Con pochi mezzi a disposizione, de Toth sceglie un'ambientazione silenziosa e innevata dove far giostrare con una lentezza che acuisce il senso di pericolo i propri personaggi. Ripresi per la maggior parte del tempo con una camera fissa, i vari Robert Ryan, Burl Ives e Tina Louise si dimostrano capaci di trasmettere anche solo con qualche smorfia l'enorme tensione creata. Un western raro e curioso, che vanta persino un finale pacifista che non si dimentica. Da riscoprire.

…Starret, héroe a su pesar, tampoco saldrá indemne del trance. De vuelta en su cuarto, verá el reflejo de un hombre que estaba dispuesto a matar hace un rato, un hombre no muy distinto que el grupo que está en el hall de ese mismo hotel. La conciencia reflexiva que estimula el célebre motivo visual, tiene su eco en el gesto de uno de los forajidos, cuando arroje sobre otro espejo una silla. La incapacidad de adoptar el punto de vista del otro, niega a la empatía y condena a la rapiña, en última instancia, hace la propia supervivencia imposible.
Starret es uno de los pocos personajes de De Toth en el que se percibe una crisis personal de valores que le conduce a virar de un egoísmo rayano en lo criminal, al sacrifico altruista...

Vous l’aurez deviné, l’humour est quasiment absent de ce hiératique Day of the Outlaw, plus proche du film noir dans ses thématiques, son ton et son ambiance que du western. Peu de coups de feu mais une menace pesante et permanente, aucun exutoire pour le spectateur qui voudrait bien une bouffée d’air suite au générique de fin, après avoir ressenti une certaine claustrophobie au milieu de cet environnement impitoyable. Le dépouillement et le modernisme de la mise en scène, la rigueur de l’écriture, la perfection de l’interprétation, l’étrangeté des situations font bien de cette sombre et insolite Chevauchée des bannis un western très important…

'Notte senza legge', da quel che ho letto, alla sua uscita passò quasi senza colpo ferire ma, a mio avviso, merita una più che attenta visione: è diretto dall'esperto e sottovalutato André De Toth, che riesce a creare una tensione palpabile e costante e un'atmosfera claustrofobica ed opprimente, tanto nella parte ambientata in interni, quanto in quella all'aperto, sfruttando l'elemento neve, che si trasforma in un 'nemico' silenzioso ma inesorabile, che rende ancor più impervio un territorio già per sua natura ostico…
De Toth signe quelques-unes des scènes les plus belles et les plus originales du genre : la bagarre à main nue dans la neige possède la rudesse d’exécution qui fera la renommée de Sam Peckinpah, la scène de bal dans le saloon est un modèle de tension dramatique et enfin, l’ultime chevauchée du titre est un magnifique requiem à destination d’un monde voué à la disparition. Et que dire du fameux duel final, totalement inattendu, si ce n’est qu’il propose une vision novatrice d’un genre alors en perte de vitesse. Avec son ambiance funèbre, La chevauchée des bannis est donc bien un jalon important dans la complexe évolution du western. Et même un chef d’oeuvre, tout court.





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