domenica 25 ottobre 2015

Suburra – Stefano Sollima

premesso che non si è mai visto un parlamentare della Repubblica Italiana andare con una prostituta in un albergo e che poi, addirittura, la giovane stia male per storie di droga (vedi qui), e che è una bestemmia dire che la Santa Madre Chiesa possa essere implicata in speculazioni immobiliari (qui o qui), lasciando da parte la follia di un papa che si dimette o che organizzazioni criminali possano controllare o ricattare esponenti politici, o interi partiti politici, ecco, fatta la tara di tutte queste ipotesi strampalate, Suburra è un ottimo film.
si legge qua e là che ci sono imprecisioni, esagerazioni, forzature, ma questo è solo un film da due ore, mica un saggio storico-antropologico-politico.
qualcuno potrà temere che sia un affresco di un mondo ormai consegnato alla storia, si rassicuri, è in ottima salute, passato presente e futuro vanno a braccetto.
tutti gli attori sono eccezionali, bravo Stefano Sollima che li dirige.
la fine, Viola che si allontana dopo aver fatto il suo dovere, un po’ Nikita, sotto una pioggia senza fine, è bellissima.
non perdetevelo, se vi piace il cinema - Ismaele





…Non so se Suburra sarà una nuova pietra di paragone per il cinema di genere italiano: solo il tempo ce lo dirà .
Ma noir di questo stampo ne abbiamo veramente ben pochi nella storia del nostro cinema.
Chapeau!

Cinema con la C che più maiuscola non si può.
E io che delle colonne sonore non parlo mai non posso tacere stavolta perchè siamo su livelli vertiginosi.
Molti, già lo vedo, storceranno la bocca su questa sceneggiatura a episodi e incastri che invece, secondo me, in due ore lega tutto che meglio non si può…

Suburra è girato da Sergio Sollima con una maestria e una consapevolezza stilistica altissime, con un’impronta profondamente nostra, frutto della storia del nostro cinema, e insieme allineato ai più avanzati e sofisticati linguaggi dell’action e del noir made in Usa. Peccato che tanta meravigliosa abilità di messinscena sia al servizio di un racconto di insopportabili schematismo e rozzezza, nonostante che per la sceneggiatura si siano messi all’opera nomi di fama e mestiere consolidati, lo storico duo di tanto nostro cinema (e tv) Stefano Rulli-Sandro Petraglia, più Carlo Bonini (da un suo libro inchiesta era tratto il precedente film di Sollima ACAB ) e Giancarlo De Cataldo, sì, l’autore di Romanzo criminale, il libro-matrice da cui tutto poi si è generato, il film di Michele Placido e la successiva Sky-serie. Più che un plot, un racconto didascalico e a tesi da vecchio cinema militante e di impegno civile, intriso di un sotto-brechtismo un po’ Mahagonny un po’ Arturo Ui con parecchi villain al lavoro, teso a dimostrare che oggi Roma Capitale è proprietà privata di una cosca dove poteri criminali, politici ed ecclesiastici si intrecciano
…Talmente bello e potente,Suburra, nella sua messinscena, nelle sue accensioni visionarie, da farci dimenticare le troppe semplificazioni del plot, e anche farci venire un qualche sospetto di manierismo. Questo, che verrà celebrato da molta critica come film assai contenutistico di denuncia, è invece pura forma, il più stilisticamente consapevole e radicale che il cinema italiano ci abbia dato di recente, altro che Sorrentino. Se i caratteri non sono tutti così riusciti (il migliore è il Samurai di un formidabile Claudio Amendola che lavora tutto in sottrazione inventandosi un boss che ti fa paura solo a guardarlo, i meno risolti sono il politico di Favino e il piccolo faccendiere di Elio Germano), gli ambienti in cui i personaggi sono collocati e si muovono tolgono il fiato, per come sanno restituire e suggerire un mondo, uno stare al mondo, un’antropologia…
…Al netto del suo ideologismo, Suburra è magnifico, lurido e buio, un’oscurità che è anche dell’anima e che ricorda nei momenti più alti L’infernale Quinlan di Orson Welles. Però l’ideologismo c’è, si fa sentire eccome limitando la grandezza del film, e non bastano a cancellarlo un profondo senso del cinema e una visione potente. Certo ci si aspettava con Suburra la rifondazione del nostro cinema popolare e di genere, un nuovo inizio, l’invenzione di un nuovo paradigma filmico per la nostra industria dell’entertainment, temo che l’obiettivo sia stato solo parzialmente raggiunto.

Mentre Caligari ripercorreva le borgate di pasoliniana memoria con una naturalezza che ricordava il primo Scorsese, Sollima guarda a modelli più giovani e spregiudicati: ci sono gli ammiccamenti e la fascinazione per il racconto circolare tipici del cinema di Paul Thomas Anderson; e c'è anche la ricerca di un'estetica della violenza, stilizzata quanto più possibile, sulla scia di alcuni modelli contemporanei (pensiamo soprattutto al cinema di Nicolas W. Refn). E poi c'è Roma, sotto un diluvio continuo, prossima a una probabile alluvione (che avvenne sul serio proprio in quell'autunno 2011). Se il libro di Bonini e De Cataldo era stato profetico, prima che esplodesse l'inchiesta di Mafia Capitale, il film arriva dopo i fatti di cronaca e li cavalca: la città diventa una protagonista inseparabile dal destino dei protagonisti e Sollima calca un po' la mano su questo elemento "fortunosamente" venuto ad arricchire il già abbondante materiale su cui era impegnato. Ma le (poche) cadute di stile sono tutte perdonate in questo affresco ultramoderno e iperattivo di un'umanità disperata e totalmente dominata dagli istinti: politici corrotti, mezzi uomini vigliacchi e umiliati, donne fatali tossiche e facili da comprare, gangster saggi e compassati e giovani criminali sanguigni e pronti a usare il coltello per dirimere qualsiasi controversia. Per chi ama il cinema di genere, per chi ama il cinema, vedere "Suburra" è come salire su una giostra lanciata a velocità smodata, con tanto di tappeto musicale avvolgente (affidato alle sonorità degli M83).

Non basterebbe una recensione, poi, per parlare degli interpreti, per applaudirne la bravura, dato che tutti sono davvero in grande forma. Per non fare torto a nessuno dei divi già citati, ce la caviamo con una parola finale per Alessandro Borghi e il suo Numero 8, il boss di Ostia romantico e spietato: siamo di fronte a un ex caratterista, pronto a diventare una stella di prima grandezza. Nei suoi occhi rivediamo qualcosa che ci ricorda Gian Maria Volonté.

2 commenti:

  1. Insomma, fatta la tara di una tara che non esiste il film è bellissimo ;)

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    1. Ebbene sì, maledetto Giuseppe Carter: mi hai scoperto anche stavolta :)

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