giovedì 15 gennaio 2015

Il cerchio – Jafar Panahi

dopo questo film, "Oro Rosso" e "Offside" hanno contribuito alla condanna di Jafar Panahi (da non dimenticare che con lui è stato condannato anche Mohammad Rasoulof, di cui ho visto un solo grande film, qui"L’isola di ferro").
qui si racconta una storia circolare di donne, le ultime degli ultimi, in una società machista, sono in trappola, mancano le sbarre, a volte, ma è un dettaglio.
raccontare, mostrare è pericoloso, lo dice bene Voltaire: "é pericoloso avere ragione in questioni su cui le autorità costituite hanno torto", Jafar Panahi e Mohammad Rasoulof lo sanno bene, noi lo intuiamo soltanto.
il film ha vinto al festival di Venezia nel 2000, da (ri)vedere sapendo che si soffre, seguendo, guardando e ascoltando parole e silenzi delle protagoniste - Ismaele






Jafar Panahi in tribunale:
Io non comprendo l'accusa di oscenità diretta ai classici della storia dei film, né capisco il crimine di cui sono accusato. Se queste accuse sono vere, voi non state mettendo sotto processo solo noi ma il cinema iraniano socialmente impegnato, umanistico e artistico, un cinema che prova a stare aldilà del bene e del male, un cinema che non giudica, né si arrende al potere o ai soldi ma prova a riflettere onestamente un'immagine realistica della società.
Nonostante tutte le ingiustizie che ho subito, io, Jafar Panahi, voglio dire ancora una volta che sono iraniano, che resterò nel mio paese e che mi piace lavorare nel mio paese. Amo il mio paese, ho anche pagato un prezzo per questo, e sono pronto a pagarlo ancora se necessario. Ho anche un’altra dichiarazione da fare in aggiunta alla precedente. Come mostrano i miei film, dichiaro che credo nel diritto “degli altri” a essere diversi. Credo nel rispetto e nella comprensione reciproca, così come nella tolleranza; la stessa tolleranza che mi impedisce di giudicare e di odiare. Non odio nessuno, neanche i miei giudici.

Donne sole, senza diritti, marchiate fin dalla nascita dal disonore del loro sesso, che non possono esprimersi, fumare in pubblico, viaggiare non accompagnate da un uomo o senza carta dello studente. Donne che devono nascondere in continuazione la propria femminilità. Donne che cercano un equilibrio, un compromesso. Donne che sopravvivono. E intorno un mondo che va avanti, in cui questa situazione viene data per scontata senza porre troppe domande…

Non si esce dal cerchio e dunque le donne non possono fare altro che disperare; e con loro gli uomini, che si vedono rappresentati da pappagalli, egoisti e infantili, dispotici e autoritari. Non c'è remissione, non si vedono riscatti futuri fin da quando con il rumore del parto nasce il film, che dunque finisce con il coincidere con il retaggio femminile; tanto che fin da subito è la macchina da presa ad essere rasente ai muri seguendo la donna, affranta per la nascita della nipotina. Infatti le riprese risultano sempre un po' "costrette", si tende a inserire spesso qualche elemento che disturba il piano di ripresa, tranne sui volti; sembra di portare il cilicio anche noi spettatori…

Few things reveal a nation better than what it censors. In America, the MPAA has essentially eliminated adult sexuality from our movies, but smiles on violence and films tailored for the teenage toilet-humor market. Now consider "The Circle," a film banned in Iran. There is not a single shot here that would seem offensive to a mainstream American audience--not even to the smut-hunting preacher Donald Wildmon. Why is it considered dangerous in Iran? Because it argues that under current Iranian law, unattached women are made to feel like hunted animals.
There is no nudity here. No violence. No drugs or alcohol, for sure. No profanity. There is a running joke that the heroines can't even have a cigarette (women cannot smoke in public). Yet the film is profoundly dangerous to the status quo in Iran because it asks us to identify with the plight of women who have done nothing wrong except to be female. "The Circle" is all the more depressing when we consider that Iran is relatively liberal compared to, say, Afghanistan under the Taliban…
da qui

2 commenti:

  1. Ragazzi avete per caso 'Lo specchio' di Panahi? Lo sto cercando da tempo e ho trovato purtroppo solo metà film! (una versione trasmessa su fuori orario).

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