mercoledì 6 giugno 2012

Nothing personal - Urszula Antoniak

ne ho letto qui la prima volta, e devo dire che è davvero un piccolo grande film, la storia (di cui non sappiamo cosa c'è prima) di due solitudini che vengono a contatto, si rispettano, restano distanti, si avvicinano.
un film di sguardi, distanze, (poche)  parole, grandissimi i due attori, bellissima la frase «I talenti sanno quando fermarsi».
non privatevene - Ismaele


La trama entra nel vivo quando la giovane donna entra in contatto con Martin (interpretato dal noto attore irlandese Stephen Rea de La moglie del soldato), vedovo di mezza età. Quest'ultimo è un uomo sofisticato e solitario che vive in una casa di campagna ben attrezzata ma molto isolata (Antoniak ha girato nella casa di Oscar Wilde). La giovane donna, dapprima irritata dalla gentile ma profusa attenzione che lui le rivolge – più per cortesia che per bisogno – comincia a sorridere quando l'uomo le propone di lavorare per lui in cambio di vitto e, successivamente, di alloggio (visto che lei dorme in una piccola tenda piantata nella landa). 

Martin vive nel comfort in tutte le sue forme; possiede una vasta collezione di dischi di musica classica, di libri e di generi alimentari di lusso, che rimandano tutti alla civilizzazione, e quindi all'interazione umana. Tuttavia, pur godendo di questi beni così come della compagnia della giovane protagonista, sembra del tutto felice quando è solo. 

Antoniak sviluppa la relazione tra questi due personaggi attraverso la rappresentazione sottile delle differenti forme di solitudine che si riconoscono a vicenda: la solitudine di lei è stata forse brutalmente imposta come schermo protettore contro gli eventi del passato; la solitudine di lui ha più a che fare con una stanchezza del mondo che lo ha pervaso poco a poco a forza di vivere in campagna, e con la sua decisione di non risposarsi…

Sul finire del film è detta una frase leggibile come precetto stilistico dell’opera: «I talenti sanno quando fermarsi». E la Antoniak costruisce il proprio lavoro isolando una manciata di attimi decisivi, dilatandoli e rivelandoci tutta la loro complessa e stratificata banalità. Visioni parziali, scorci di quelle Vite che non verranno mai rincorse in lunghissime digressioni. La sua attenzione è concentrata su eventi minimi, descritti però con una tensione crescente, come se qualcosa di speciale dovesse succedere da un momento a l'altro. E quello che accade è che l’uomo e la donna trasformano la solitudine che segna la loro esistenza in solidarietà, mutuo sostegno reciproco, solo che tutto ciò si verifica non per mezzo d’un evento scatenante ma attraverso la sommatoria di piccoli gesti infinitesimali. Sentimenti sempre in divenire e mai già divenuti, senza nessuna pretesa, da parte dell’autrice, di “spiegare”, preferendo, invece, aprirsi all’immenso potenziale nascosto dietro ad una singola scelta, ad un pensiero futile, ad un unico accadimento isolato…

La Antoniak, anche autrice della sceneggiatura, ha il grande merito di una scrittura sorprendente, che ci fa empatizzare con i protagonisti grazie a tocchi di inaspettata e sottile ironia, aspetto che rende i personaggi straordinariamente umani e ricchi di emozioni. Importante il contributo dei due attori protagonisti: l'irlandese Stephen Rea dimostra ancora la sua bravura (che purtroppo abbiamo sempre meno occasione di vedere), mentre la vera sorpresa è l'olandese Lotte Verbeek, un talento selvaggio e algido che ci piacerebbe rivedere sul grande schermo.
E la natura del Connemara regala a "Nothing personal" un'atmosfera burrascosa e impervia, che sembra mossa dalla stessa intima e istintiva curiosità che fa muovere i personaggi…

Conclusa la visione di Nothing Personal (2009) non bisogna cadere nel tranello “della storia d’amore” poiché questo film non fa parte di tale categoria. L’amore, comunque reso in una veste contenuta e dignitosa, è la conseguenza di un altro fatto che precede il sentimento: quello del conoscersi, della curiosità umana che si cerca di sottacere non riuscendoci, del bisogno bowlbiano di sentire calore.
Ciò che si forma è perciò un procedimento che porterà la ragazza da una tenda dispersa fra le terre brulle accanto all’uomo: prima nella stessa casa e successivamente nello stesso letto. Tuttavia non ci sarà mai una palese manifestazione del sentimento, l’unico atto che si potrebbe definire amorevole è ripreso nel dettaglio di due mani che timidamente si sfiorano fino ad unirsi con tutta quella forza che la lontananza non li ha ancora levato...

La regista e sceneggiatrice polacca Urszula Antoniak, qui all'esordio sulla lunga distanza dopo una gavetta fatta di cortometraggi e serie tv, nulla spiega in concreto sui trascorsi di questi due personaggi in cerca di anonimato, ma ne suggerisce personalità e caratteri attraverso sguardi e gesti impercettibili, tramite particolari all'apparenza insignificanti: arricchito da una colonna sonora che dalla lirica di Schubert e Mozart spazia fino al country americano di Porter Wagoner e Patsy Cline o al folk rock irlandese dei The Saw Doctors, Nothing Personal è un film toccante ed etereo, fatto di poche parole e d'azione sospesa, di lievi inattese spruzzate di caustica ironia, di sentieri ispidi e folate di vento, in cui accanto al mestiere del sempre affidabile Stephen Rea ed alla bellezza selvatica della sorprendente Lotte Verbeek, ad assurgere al ruolo di vera e propria terza protagonista è l'atmosfera riottosa ed austera del Connemara, perfettamente servita dalla fotografia densa, scura, ma attenta alle tonalità calde, di Daniel Bouquet.

2 commenti:

  1. Sì, ne conservo un discreto ricordo. Più che altro per gli attori e il paesaggio, due aspetti che si completano tra loro.

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  2. il paesaggio del Connemara fa la sua figura, un bravo attore.
    e poi è un film che non ha bisogno di urlare, sussurra.

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